8 Giugno 2012

Sono a Mtwara, la città più a sud lungo la costa. Da qui si può andare in Mozambico, durante la stagione delle piogge, quando il traghetto può transitare sul fiume Ruvuma che divide i due paesi.

Dovrebbe essere una città grande, in realtà è poco più che un paesino, con poco da fare. L’attrazione principale è il mercato del pesce, sulla costa, dove soprattutto la mattina presto e nel tardo pomeriggio si tengono delle aste di pesce. I pescatori vanno con delle canoe vicino a una penisola lì di fronte, e quando tornano mettono il bottino in bella mostra e lo vendono al miglior offerente. Ci sono arrivata ieri sera per sbaglio. Perché è un po’ un casino girare per questa città. Ci sono due strade principali più migliaia di stradine non indicate nella mappa della Lonely Planet, e il posto dove sto io è fuori dalla cartina. Per tornare ho seguito il sole, che a quell’ora mi indicava dov’è l’occidente. Sono un’esploratrice provetta oramai.

Che bello il mercato. Un pescatore mi ha beccata mentre gli facevo la foto. Per fortuna non si è arrabbiato, anzi, si è messo a ridere. Ieri sera un ragazzino mozambicano mi ha scritto un bigliettino d’amore. Metà in un inglese sgangherato e metà in portoghese. E oggi pomeriggio mentre ero qua che mi riparavo dalla calura di metà giornata, un altro tipo che parla solo poche parole di inglese è riuscito a farmi capire comunque che vorrebbe essere mio “amico” e accompagnarmi lungo le prossime tappe del mio viaggio. Era anche piacente il tipo, e avrei potuto imparare un po’ di swahili da lui, non so cosa mi abbia fatto declinare l’invito. Ovviamente mi ha chiesto come mai non ho figli. Lui ne ha due, ma niente moglie. Porta troppi problemi. Meglio una Mzungo. -.-‘ comunque è abbastanza comune qui proliferare in giro e stare single. Per questo quando parlano con me non si stupiscono tanto che non sia sposata, quanto del fatto che non ho figli.

Per la prima volta da quando sono in Tanzania ho deciso di stare in un posto lontano dalla stazione dei bus. Di solito preferisco stare in centro, così che posso muovermi comodamente a piedi. Ma avevo proprio bisogno di riposarmi dopo 3 giorni di viaggio che mi hanno stremato, e qui si sta benissimo. C’è un bar con un ristorante, super caro (ieri sera ho cenato qui e mi ha chiesto 7 euro!!! Stasera in un ristorante locale ho mangiato per 50 centesimi), che però ha sempre un po’ di clienti. Gente benestante, per permettersi questi prezzi. E stranieri. Comunque ho dormito divinamente. E’ gestito da una signora polacca, che era sposata a un Tanzaniano, ora morto. Parla swahili meglio dell’inglese, mi fa un’invidia!!

Oggi volevo andare presto presto al porto, ma non ce l’ho fatta. Mi sono alzata alle 7 e sono andata lì con calma. Ho fatto colazione con chapati e chai. Che buono! E ho rivisto il mio bel pescatore (l’ho riconosciuto dai vestiti e dal berretto). Poi sono stata un po’ in giro per il paese, accompagnata da Marami, che viene da Dar Es Salaam ed è qui a studiare Ingegneria Informatica. Non aveva altro da fare evidentemente. Beh, almeno son riuscita a capire un po’ meglio il labirinto di viette. Siamo stati un’ora al bar a bere un caffè mentre io scrivevo sul mio diario e leggevo la guida e lui faceva niente. Sembrano abituati qui a non far niente. Aspettano il bus per due ore o più senza un giornale in mano. Stanno al ristorante ad aspettare un piatto di patatine per mezz’ora, sguardo perso nel vuoto. Siedono davanti casa accogliendo con entusiasmo i due bus che passano nel corso della giornata. Stanno per un’ora in un bar a guardare un’italiana che scrive. Io non riesco neanche più a guardare un film senza fare qualcos’altro nello stesso tempo, tipo un puzzle o un cruciverba. Per fortuna ho sempre da scrivere con me. Così riempio i miei quaderni di cazzate, perché non è che ho sempre qualcosa di interessante da dire. E’ mancata la corrente. Piuttosto comune qua. Comunque stavo camminando con Marami, e gli ho chiesto se va mai a nuotare alla spiaggia qua vicino. No, non gli piace e non è capace. Gli piace giocare a calcio. Non oggi però, non sta tanto bene. “e cos’hai?”. “ho la malaria”, mi risponde. Così, come fosse un raffreddore.

17.00 Fa un gran caldo oggi pomeriggio. Per fortuna ogni tanto per strada qualcuno vende delle arance, son così rinfrescanti e dissetanti! Sono in spiaggia. Un insetto dispettoso si è divertito a sfigurare le mie caviglie. Che invidia quel ragazzo che sta facendo il bagno! Anche se avessi il costume non potrei entrare in acqua perché le donne non fanno il bagno, e le poche che lo fanno sono vestite. Poco più in là un altro tizio sta facendo le capriole. Si sta allenando a fare i salti mortali. Ha un bel fisico il tipetto! Da piccola anch’io mi divertivo a fare i salti così. Secondo me se mi fossi allenata avrei potuto imparare. Mi ricordo che alle medie ho fatto una capriola senza mettere giù le mani e la prof mi ha sgridata. E anche sul lettone di mamma facevo dei gran salti. Prendevo la rincorsa dal bagno. Però finivo giù con la schiena, non in piedi. Mi hanno sempre affascinato. Per questo trovo sto tipo particolarmente fico. Ora sta facendo delle spaccate per aria. Ha fatto una serie di 4 salti. Wow. Anch’io voglio.

Mi sa che dovrò aspettare Zanzibar per fare un bagno.

22h27 Ci dev’essere una chiesa qui vicino. Sento cantare Halleluja e altri gospel. A quest’ora? A cena stasera ho mangiato ugali con fagioli e verdure cotte. Ho dovuto farmi portare un cucchiaio perché non son riuscita a capire come si prendono su i fagioli. In teoria bisogna schiacciare per benino l’ugali (che visivamente somiglia a un puré di patate ma come sapore sa di … niente) con le mani, per compattarlo, ma come ci metto i fagioli in mezzo? Mentre mangiavo mi facevano compagnia due ragazzi. Quando hanno saputo che sono cattolica mi hanno invitata ad andare a pregare con loro alla chiesa dell’università questo week end. Ops. Il fatto che non vado a Messa deve averli delusi più che mio papà. Prendono molto seriamente la religione qui mi sa.

C’è una lucertolina che ama nascondersi dalle parti del mio zaino. Se vuol venire in Italia illegalmente, faccia pure. Ci penserà Cagliostro a farle la festa!