Tehran

Tehran

12 Febbraio 2015

Alla fine il visto che tanto mi preoccupava è stato una passeggiata. Tutto grazie a Mousavi. Abbiamo conosciuto Mousavi e Rita a Istanbul, mentre aspettavamo il secondo aereo. Si sono seduti davanti a noi e lei ha cominciato a dire che non ce la faceva più senza fumare. Deve avermi preso in simpatia quando le ho detto che c’era un terrazzino dove poteva andare a fumare. Al ritorno ha cominciato a parlarci. La “strana coppia”. Lei milanese che festeggerà i 70 anni a Tehran fra qualche giorno. Lui turco nato in Iran, ha vissuto gli ultimi 25-30 anni in Italia. Lei ex dirigente di una ditta che lavora con gli ospedali (conosce tutti gli ospedali d’Italia), rimasta vedova di un costruttore troppo presto, vive con la pensione sua e del marito con un gatto e da 14 anni Mousavi. Lui commerciante di tappeti, proprietario di vari appartamenti a Tehran e un naturale senso per gli affari.

Abbiamo parlato un po’ di tutto e capito un po’ di niente perché questi due amano parlare contemporaneamente. Mousavi ha spiegato che l’Iran ora è come l’Italia degli anni 70, quella che ha fatto arricchire gli Agnelli e i Berlusconi. Vorrebbe che suo figlio si trasferisse qui per fare la fortuna che aspetta chi ha lo giusto spirito di iniziativa, ma il figlio fa parte di quella generazione di disgraziati pigri, che hanno trovato tutto fatto e non vogliono tentare niente e fra qualche anno si troveranno ad aver mangiato tutto. La figlia invece dopo essere nata e aver studiato in Italia, è venuta a stare qui ed ora ha una bella bimba di due anni che fa impazzire il nonno e la nonna adottiva. Lui passa in Iran vari mesi. Praticamente la sua vita è divisa tra i due paesi. Tornerebbe a vivere qua, se non fosse che ha perso la testa per questa bionda vent’anni più vecchia di lui. La bionda invece, che era abituata a cambiarsi d’abito due volte al giorno e dormire negli hotel migliori, ora è lì davanti a me con la camicetta sgualcita che aspetta un volo low cost. Cmq dopo tanti anni passati a viaggiare non le piace più come prima, e fa anche fatica a camminare poverina. Tra i vari posti che ha visitato, i suoi preferiti sono Yemen e Birmania. Mica male.

Comunque Mousavi per qualche motivo ci ha preso a cuore e all’arrivo a Tehran ha fatto da garante per noi. Non ci hanno chiesto assicurazione, prenotazione dell’albergo o biglietto di ritorno. C’erano anche altre persone che chiedevano il visto e nessuno ha avuto problemi. In più Rosa e compagno ci hanno portati in taxi fino al nostro albergo. Gran risparmio di fatica; con i mezzi pubblici avremmo speso pochi euro, ma ci avremmo impiegato un’eternità. Non hanno neanche voluto che pagassimo la nostra parte e noi non abbiamo insistito.

traffico a tehran

Traffico pericoloso a Tehran: un vecchietto cerca di attraversare tra le auto in corsa, che non si preoccupano delle strisce pedonali

All’arrivo in aeroporto a Tehran l’aria era intrisa di profumo di fiori. Quando qualcuno va in pellegrinaggio alla Mecca, al ritorno trova tutta la famiglia ad accoglierlo in aeroporto, parenti fino al 4° grado, che siano le 4 del pomeriggio o del mattino; tutti con fiori. Grande festa.

Alle 7 eravamo in hotel; ci è voluto un po’ di tempo per arrivare perché l’aeroporto è a 32 km dal centro. Che guidano come pazzi l’avevo letto in giro, e ne abbiamo avuto subito conferma: fanno le curve a tutta velocità, cambiano corsia senza preoccuparsi degli altri, i pedoni attraversano le strade in piena notte con le macchine in corsa. All’hotel ci hanno proposto di pagare un extra per andare subito in camera e non aspettare fino le 2 per il check-in, e l’abbiamo fatto; per risparmiare abbiamo preso la camera senza bagno. 31USD + 15 supplemento, 40 euro scarsi. In più ci abbiamo guadagnato una colazione (compresa nell’extra per il check-in anticipato). Ci siamo buttati per un’oretta, colazione con uova, pane, formaggio, pomodoro e cetrioli, tè e succo di pompelmo. Poi di nuovo a riposo perché eravamo stanchissimi. Ci siamo alzati con fatica alle 12. Come prima cosa abbiamo cercato un posto dove cambiare soldi: 15,6 milioni di Rial in cambio di 400 euro. Abbiamo tre mazzette di soldi che non sappiamo dove mettere. Poi pranzo con kebab, e via a vedere il più possibile di Tehran perché l’altro Mousavi (l’albergatore) mi ha consigliato di non tornare a Tehran e di prendere invece il bus da Isfahan per l’aeroporto e penso che seguiremo il suo suggerimento.

Siamo passati per il Park-e Shahr dove la gente va a prendere fiato dopo il lavoro, che in mezzo ha una piscina lunga e se si guarda da sud verso nord all’orizzonte si vedono le cime innevate del monte Tochal; si possono raggiungere le piste da sci (che sono le quarte per altitudine al mondo) con una funivia che parte da uno spiazzo di Tehran raggiungibile in metropolitana. Le piste sono affollate di giovani benestanti durante i venerdì (il loro giorno festivo).

Park-e-Shahr e il Tochal sullo sfondo.

Sono andata a vedere il Golestan Palace. Luca non è venuto perché più di tanto non gli interessava e si pagavano 2 euro (dobbiamo risparmiare!). Beh, bellissimo. Il giardino da solo merita una visita, molto ben tenuto, riparato dal traffico cittadino e circondato da questi palazzi brillanti. Sono stata a vedere solo la Hall ed è meravigliosa: ci sono due stanze ricoperte di mosaici di pezzettini di specchio, e una ha anche il soffitto decorato con stucchi e pezzetti di specchio. Sfortunatamente non si possono fare foto (qualcuno le faceva di nascosto, ma io ho preferito non rischiare l’arresto), ma se volevo mi potevo comprare il DVD. Penso che mi cercherò delle foto su flickr.

Poi giretto al bazar. Era tardi (le 4 circa) ma ancora c’era un gran casino. Nelle zone esterne del bazar, che avevano già chiuso, c’era chi portava dei carretti super-pesanti e chi cercava tra i rifiuti lasciati per terra possibili tesori passati inosservati. Bello la gente che ci saluta e cerca di comunicare nonostante il poco inglese loro e lo zero farsi nostro (Luca è contento perché capisce pure lui il loro semplice inglese). Cena con chicken & potato salad (con tanta maionese) e lingua tagliuzzata e poi qui, a lavarci e far riposare i piedi.

Il bazaar di Tehran

Il Bazaar di Tehran dopo la chiusura

Un visto per amico

11 Febbraio 2015

Live da Orio al Serio!

Questo visto mi sta facendo impazzire.

Per entrare in Iran è necessario avere il visto, che si può fare ai consolati che in Italia sono a Milano e Roma. Bisogna presentarsi personalmente perché si lascia l’impronta digitale, oltre ai vari documenti, quindi è piuttosto scomodo per chi non abita vicino a quelle città. Inoltre bisogna mettere in conto almeno un mese di tempo, anche se il Consolato dice che in una settimana è pronto.

Gli italiani però che restano in Iran meno di 15 giorni possono fare il visto all’arrivo in aeroporto presentando:
– passaporto valido per almeno altri 6 mesi con due pagine frontali libere e senza timbro di Israele
– 2 fototessera (senza occhiali e senza cappello e senza velo)
– assicurazione sanitaria per il viaggio
– voucher dell’albergo in cui si starà almeno la prima notte o perlomeno nome e numero di telefono dell’albergo prenotato.

Tutto questo a febbraio 2015. Le regole cambiano in continuazione, quindi è meglio controllare con l’ambasciata/consolato prima di partire.

Io credevo di avere tutto a posto (tranne l’assicurazione che vabbé ho fatto un’assicurazione di viaggio normale che include le spese mediche, dovrebbe andare bene), quando ieri sera alle ore 23, che ero già pronta a mettermi a dormire, mi arriva una mail dell’hotel che avevo prenotato a Tehran, il Firouzeh: non mi possono confermare la camera perché è successo che il visto è stato negato a turisti che avevano prenotato da loro; se la polizia di frontiera li chiama per controllare la prenotazione, negheranno di averne. Pensavano che avessi il visto già fatto. Tutto questo a 15 ore dalla partenza, con la notte in mezzo che è notte anche in Iran, e un giorno poco più dall’arrivo in Iran dove devo mostrare la prenotazione dell’albergo. Comincia l’agitazione. Accendo Sanremo per calmarmi ma fa peggio (pensano di far ridere Conti e le due ancelle?). Se almeno me l’avesse detto un po’ prima potevo contattare qualche altro hotel, no?
Dopo un po’ mi arriva un’altra email del signor Mousavi, che mi consiglia di contattare l’hotel Gollestan. Ha già chiamato lui il tipo alla reception, ha detto che mi confermerà subito la prenotazione. Ok, mando una mail, aspetto mezz’ora e nessuna risposta. Ho gli occhi che bruciano dal sonno ma come faccio a dormire? Niente. Alla fine mi addormento senza sentire niente. Lascio il cellulare acceso, per sentire l’arrivo di eventuali email. Non sento niente, ma alle 4 mi sveglio e una mail è arrivata. Ovviamente non è che mi confermano subito, vogliono sapere se voglio la camera con bagno o senza. E chissenefrega? Dormo anche per terra, basta che mi facciate entrare in Iran! Rispondo e mi rimetto a dormire. Alle 6 mi risveglio; altra mail: voglio una twin o una double? Davvero? Dai, mandame sta cacchio de confirmation che fra 4 ore parto da casa! Da lì in poi è stata dura rimettermi a dormire, ma in qualche modo ci sono riuscita e alle 7.30 avevo la mia bella conferma della prenotazione e un gran sonno.

Vabbè, stampo la prenotazione ché non si sa mai, stampo gli orari del volo di ritorno che me n’ero dimenticata e partiamo.

Traffico sciolto per fortuna. In direzione opposta un incidente ha provocato chilometri di coda. Per fortuna non succedeva di qua, sennò si stava a casa.

All’aeroporto a Bergamo la signorina del check-in mi vuol far prendere un colpo. Hai il pre-visto o un numero di riferimento? EHH?? Che pre-visto? Sì, serve il visto o il pre-visto per andare in Iran. Guarda, se vuoi ti faccio vedere la mail del consolato dove mi dicono che posso fare il visto all’arrivo e spiegano cosa devo portare. Mi avevano anche consigliato di chiamare Pegasus per verificare che la compagnia non mi facesse problemi al check-in, cosa che io ho fatto, e la signorina mi ha detto che posso andare tranquilla, non ci saranno problemi. Devo vedere la conferma di Pegasus che può partire, perché qui dal sito bla-bla dove è spiegato cosa è richiesto per entrare in ogni paese, è chiaro che serve il visto o il pre-visto. Beh, la conferma della Pegasus non te la posso far vedere perché me l’hanno detto per telefono; se vuole le faccio vedere la mail del consolato. “Me ne fotto della mail del consolato” (cioé, non ha detto proprio così, ma il senso era quello). Aspettate lì nell’angolo dei somari finché controllo con il mio superiore cosa fare. Dopo 15 minuti di imbarazzo e di cuore palpitante arriva il lasciapassare dall’alto. Ma cosa sarebbe sto pre-visto? Non ne ho letto da nessuna parte, altrimenti lo facevo! Bisogna andare in agenzia? No no, si fa in internet. Boh. Lei riduce i toni, mi spiega che TUTTI quelli che vanno in Iran ci vanno con il pre-visto e quindi c’ha comunque ragione lei. Vabbé, me ne frego di quel che sei convinta tu, basta che mi fai andare.

Fiuuu. Saluto mia mamma che se ne può tornare a casa senza di me, e passo il controllo passaporti e bagaglio a mano.

La mia amica Paola mi spiega che fino a poco tempo fa era richiesto questo pre-visto, ora non più. Quindi cara amica mia del check-in, meglio che fai un update del computer che qua mi hai fatto perdere cinque anni di vita.

Ora sono tranquilla, ma finché non avrò messo piede fuori dall’aeroporto IKA di Tehran non sarò sicura che questo paese che si preannuncia bellissimo voglia farsi vedere da me.

Tra l’altro ci aspetta un viaggetto simpatico, come al solito. 3 ore fino a Istanbul, dove nevica (e infatti il volo che viene da là è  in ritardo e di conseguenza anche il nostro), 5 ore di attesa in aeroporto a Istanbul, altre due ore di volo e alle 4 del mattino arriviamo. Metti che ci mettiamo anche due ore ad uscire da lì, e un’ora per arrivare in centro a Tehran, che facciamo fino alle 11 quando ci apriranno le porte dell’hotel? Colazione 4 ore? Non ho la minima intenzione di andare in giro per la città con lo zaino in spalla e senza aver dormito la notte.

Comunque vada, la prossima volta che andrò in Iran andrò a Milano e farò perdere una giornata di lavoro a chi viaggerà con me, ma mi farò il visto prima di partire, almeno posso dormire tranquilla.