Persepolis e poi bus notturno per Isfahan

Persepolis e poi bus notturno per Isfahan

20 febbraio 2015

Nel giorno 30 dell’11mo mese dell’anno persiano 1393 siamo stati a PERSEPOLIS.

Bellissima. Ancora si vedono bene quelle immagini incise nella roccia 2500 anni fa, nel 520 a.C. Quelle immagini delle delegazioni straniere che fanno la fila per fare visita al re, portando doni, danno proprio l’idea di come deve essere stato. Emozionante essere lì a vedere di persona cose viste in foto. Due ore girovagando per il sito. Poi Naqsh-e Rostam e Naqsh-e Rajab, tombe di vecchi imperatori. E Pasargade, che se sapevo che era così distante (altri 70 km dopo Persepolis) e che c’era così poco da vedere (anche se non abbiamo visto tutto, ma chi se ne frega), me ne stavo a casa. Cioè, tornavo prima.

Ora siamo stanchissimi e il bus è tra più di 3 ore. Tra un po’ andremo in stazione, tanto abbiamo cenato, e aspetteremo lì. Dizi e Zereshk Polo per cena, il riso con pollo e melograno di ieri (era più buono quello di ieri alla tea house). Siamo andati con Johanne (Taiwan) e Bo-U (China), a Persepolis, pagando 650 000 Ril, circa 15 euro, contro i 100 che volevano dall’hotel.

Bo U è insegnante in Cina ed ora ci sono le vacanze invernali; da un paio di mesi è in giro per il Medio Oriente. E’ stata in Egitto (il suo favorito), Giordania, Libano e qui. L’Iran non le piace tantissimo perché le sembra di stare in una zona della Cina dove sono principalmente musulmani e come in Iran ci sono moschee ovunque. Di cibo poi non ne parliamo. Lei ovunque va si porta un fornellino elettrico, dove si può scaldare l’acqua (deve sempre avere dell’acqua calda da bere disponibile), cucinare le uova e i noodle o zuppe istantanee. Johanne invece visita solo l’Iran, ma non la entusiasma; un po’ per il cibo e un po’ perché è simile ovunque; due anni fa è stata in Turchia e là le è piaciuto tantissimo, anche il mangiare. Comunque in Iran la città preferita è stata Isfahan. L’avevamo incontrata anche a Kashan, era quella che si lamentava del cibo con i tedeschi. Del cibo italiano non sa cosa dire, perché non l’ha mai provato sul posto. L’ho invitata da noi allora, così potrà testarlo.

10 pm Ancora un’ora per il bus.

A Shiraz, la città che ha dato i natali e il nome al famoso vino, dopo la rivoluzione del 79 i vigneti sono stati distrutti o convertiti in coltivazioni di uva sultanina. Uno spreco, direi.

La separazione tra i sessi è ovunque: a scuola, in moschea, persino negli autobus (gli uomini salgono davanti e le donne dietro). C’è da sorprendersi che riescano a conoscersi per accoppiarsi.

Qua a Shiraz è piovuto entrambe le notti e le mattine che siamo stati qui. E’ un bene, se non piove d’inverno l’estate è insopportabile. Per noi però è stata una tortura visitare Persepolis sotto la pioggia.

Sono le 10.30 di un venerdì sera, persino il bazaar era chiuso oggi (il venerdì è il loro giorno di festa), ma qui in stazione c’è un barbiere che sta tagliando i capelli.

In Iran ci sono banche e bancomat ovunque, ad ogni angolo delle strade, nei negozi, nelle stazioni, ne ho visto persino uno mobile, su un furgoncino. Solo che accettano esclusivamente carte iraniane. Solo contanti per noi. L’unica eccezione è qualche negozio di tappeti, dove si può pagare con carte internazionali.