Ultime settimane: Expo sì o Expo no?

Ultime settimane: Expo sì o Expo no?

Sono le ultime settimane disponibili per visitare l’Expo, che chiude a fine Ottobre.

Probabilmente qualcuno non c’è ancora andato e si chiede se ne valga la pena. E’ difficile rispondere.

Lasciando da parte il fastidio per Mc Donalds che ha un grande spazio dove si può mangiare ed è anche uno dei principali finanziatori (cioè, siamo in Italia, dove ci vantiamo del buon cibo naturale etc e Mc Donalds sponsorizza questo evento basato sul cibo e la buona nutrizione), probabilmente direi di sì. Semplicemente per il fatto che è un evento mondiale che si tiene ogni 5 anni, chissà quando capiterà ancora un’occasione del genere; probabilmente non finché saremo in vita noi.

Io ci sono stata a metà agosto. E’ stata una giornata intensa e stancante, perché c’è tantissimo da vedere e ovviamente quando si è là si cerca di fare e vedere il più possibile.

A fine giornata pensavo “Wow, che bello! E’ stato come girare il mondo in una passeggiata”. Il giorno seguente, dopo averci dormito sopra, avevo completamente cambiato idea: “Alla fine che ho visto? Cos’ho imparato? Cos’ho sperimentato? Il piatto etiope da 8 euro che dopo averlo mangiato ancora avevo fame? Quanto dev’essere bello il padiglione giapponese visto che la gente è disposta a fare 3 ore di fila per andare a vederlo? Le statuette di legno in vendita in alcuni padiglioni africani, di quelle che si trovano in tutti i mercati del mondo?”.

Abbiamo cominciato dal padiglione dell’Oman, che è stato scorrevole e abbastanza interessante, anche se alla fine non mi ricordo niente. Un po’ di interattività, giochi con le foto e strumenti multimediali, una bella riproduzione di una sala da tè. In Russia siamo saliti sul tetto, da cui si godeva una bella vista dell’Expo. Con 10 euro si poteva anche bere un calice di champagne con del caviale. Beh, non per le mie tasche. Ci sarebbe stata una degustazione di lì a 15 minuti, ma c’era già un gran casino, immagino che solo pochi fortunati sarebbero riusciti ad arraffare qualcosa. Per il Giappone c’era una attesa di 2,5 ore. Il timer a led che lo indicava prometteva bene, ma non saremmo mai riusciti ad arrivarci vicino. Ci siamo tornati fiduciosi alle 7 di sera, sembrava più tranquillo. Eh sì, era chiuso.

La Russia ci sbatte in faccia la sua ricchezza e raffinatezza

La Russia ci sbatte in faccia la sua ricchezza e raffinatezza

Un giro veloce per il giardino della Turchia. Un bell’ambiente, maiolica e caffè turco. Il tutto all’aperto, una piacevole passeggiata.

Armonie e profumi in Turchia

Armonie e profumi in Turchia

Già finita la mattina. Pranzo etiope allora. Poi qualcosa di palestinese, ché sennò si moriva di fame. Bello trovare cucine diverse in uno spazio ristretto, ma a me sarebbe piaciuto provare un po’ di tutto, spulciare di qua e di là. Invece niente. A meno che non ci sia la disponibilità ad investire un bel po’ di soldi, ci si deve limitare a due o tre assaggi. Peccato. Sarebbe stato spettacolare se ci fossero stati assaggini da tutti i paesi o quasi, anche ad un euro, non proprio gratuiti, in modo da poter provare un po’ di tutto. O quel che interessava di più insomma.

Vicino alla zona “cibi africani/medio-orientali” (Bio-Mediterraneo nella cartina) c’erano delle belle gigantografie di George Steinmetz, un fotografo di National Geographic. Molto belle. Nella parte dedicata al caffè invece foto meravigliose di Sebastiao Salgado, un interessante reportage fotografico sulla coltivazione del caffè nel mondo (poi tutti i mini-padiglioni dell’area caffè vendevano souvenir e regalavano depliant turistici, tranne un paio che ti facevano anche il caffè).

Allora Cile. Un bel video di introduzione al Cile e alle sue zone molto diverse, una stanza interattiva di presentazione dei prodotti cileni, un ristorante carino. Beh dai, 1 ora di fila spesa abbastanza bene. Poi Ungheria, visto che non c’era da aspettare. Un’orchestrina ha suonato qualche motivo mentre una coppia ballava, molto suggestivo. Delle belle foto, poco altro.

Prossima destinazione Kazakistan. Altre due ore di fila. Ok, passiamo oltre. Allora Thailandia. Una mezz’ora e siamo dentro. Intanto fuori fanno una dimostrazione di lotta thai, ma noi non la possiamo vedere perché siamo avanti con la fila. 3 stanze nel padiglione Thailandia: nella prima stanza si sta seduti per terra e intorno scorrono immagini dei campi di riso della Thailandia. Bellino. Seconda stanza: si sta tutti intorno ad un buco; di sotto esce un ballerino che porta cesti e intanto girano delle immagini di prodotti thai. Sarà che non sono un’artista, ma non ne ho capito il senso. Terza stanza: un video su quanto è bravo il re thailandese con il suo popolo. Quanto sta facendo di buono per sviluppare l’agricoltura e sfamare tutti. Vera e propria e nauseante propaganda. E il giorno prima c’era stata la bomba a Bangkok. Forse non è proprio così bravo a fare contenti tutti come dice.

Pane. Guardare e non toccare

Pane. Guardare e non toccare

In Brasile ci si poteva arrampicare su una grossa rete. Probabilmente divertente, ma che c’entra con il “nutrire il pianeta?”.

Angola. Interessante e fatto bene. Strumenti usati in agricoltura, coltivazioni, un po’ di pubblicità per il turismo, invito a visitare l’Angola, un paese sicurissimo. Provare per credere. La capitale dell’Angola intanto è la città più cara del mondo. La gente muore di fame, ma c’è il petrolio e chi ha soldi e spende e spande; e così se vuoi visitare paghi anche tu.

Nepal. Ormai sono le 6 e c’è un po’ meno traffico. O forse perché siamo verso la fine del viale e c’è meno gente. Tutti si concentrano all’inizio e in mezzo, dove ci sono anche i padiglioni più interessanti. Quello del Nepal non doveva esserci, perché dopo il terremoto non avevano tempo/voglia/mezzi per farlo. Sono stati aiutati. Non è niente di eccezionale, ma carino, per chi non è mai stato in Nepal. Ricostruzione di un tempio, le bandierine, e i ravioli al vapore più cari del mondo e neanche tanto buoni.

Birretta perché cominciamo ad essere stanchi. Il Belgio aveva tante birre da offrire, ma a che prezzo! 4 o 5 euro per un bicchiere piccolino. Niente, torniamo alla Moretti.

Alle 8 c’è lo spettacolo di luci e musica dell’Albero della Vita. Non male dai.

C’è rimasto poco di aperto, neanche da mangiare, quindi ce ne andiamo. C’è un biglietto ridotto dalle 18 (o dalle 19, boh), ma non so a che serva. Sono 5 o 10 euro, ma 5 o 10 euro sprecati proprio.

Per fortuna io avevo trovato un’offerta per cui abbiamo pagato 40 euro in due anziché una persona sola, altrimenti mi si sarebbe rovinato il fegato un bel po’. 40 euro per 9 ore (apre alle 10 e alle 19 già molti padiglioni sono chiusi) mi sembra un po’ caro. Poi c’è chi si può permettere di passare 6 delle 9 ore in fila (dicono che questo sia il tempo d’attesa per il Giappone nei week-end – e non serve a niente precipitarsi lì appena arrivati, perché è il pensiero che fanno tutti) ma vabbé, ognuno fa quel che vuole.

Magari chi abita vicino a Milano e si è fatto il biglietto per tutta la stagione e quindi ci è tornato varie volte è riuscito ad apprezzarlo molto di più. Io boh. Son contenta di esserci stata perché ero curiosa. Ma l’ho trovato organizzato molto male. Capisco che si debba ricavarci il più possibile, ma bisognerebbe trovare il modo per ridurre l’attesa. Tipo limitare il numero di visitatori o dare la possibilità di prenotare l’entrata ad un determinato padiglione. E poi il cibo. Cioè, un Expo con tema “nutrire il pianeta” e non poter assaggiare le specialità dei vari paesi. Peccato.