Delhi, una piacevole sorpresa.

Delhi, una piacevole sorpresa.

11 Novembre 2010

Non so perché tutti mi abbiano sconsigliato di venire a Delhi. Solo Manuel, il tipo di Perugia conosciuto a Darjeeling, mi aveva detto che ci dovevo venire perché è la capitale e sarebbe come andare in Italia e non andare a Roma (il che non ha molto senso, perché Roma è Roma, ci si va per la città, mica perché è la capitale, ma vabbé). Comunque a me piace Delhi. Molto.

C’è di tutto. Nella Old Delhi ci sono le solite stradine minuscole piene di pedoni, biciclette e rikshò a pedali, ristorantini, bancarelle, tossici, immondizie, cani (bruttissimi i cani in India, e son tutti ammalati). Orinatoi che si sentono a 10m di distanza.

Poi c’è la nuova Delhi, con grandi viali alberati da 6 corsie, bei parchi, coffee shop con musica jazz e carta igienica in bagno, strade pulitissime, ristoranti di tutte le nazionalità con prezzi astronomici, palazzi del governo ed edifici delle rappresentanze diplomatiche.

E la gente non è peggio che in altri posti, anzi, a Varanasi e Agra era più insistente secondo me. Qui ti chiedono se hai bisogno di un rikshò ad ogni metro, ma non ti seguono per chiaccherare e dopo 5 minuti invitarti al negozio del fratello o dello “zio”.

La metro è bellissima. Anche lì super pulito (vietato sputare!!), aria condizionata. E c’è uno scompartimento riservato alle donne, il che è ottimo, vista l’abitudine a strusciarsi che hanno gli uomini qua. E poi siccome ci sono pochissime donne in giro, quello scompartimento è sempre più tranquillo degli altri.

Nella Old Delhi c’è la moschea più grande dell’India. Si chiama Jama Masjid. Può contenere fino a 25.000 persone. Ha diverse entrate, tramite cancelli numerati. Sembrano le entrate di uno stadio. Impressionante.

Ci son molti stranieri, un po’ perché è il porto di atterraggio in India per molti, un po’ perché ci son espatriati, diplomatici e sbandati. Già, per la prima volta ho incontrato stranieri che vivono in India e che hanno perso la loro anima da qualche parte. A Calcutta avevo incontrato quei due intellettuali, Tom e Shasha, qui ho visto tanti “fattoni”. Peccato.

Penso comunque che a Delhi mi piacerebbe vivere per un po’. Perché c’è tutto. L’India vera e un po’ di mondo occidentale, così che quando uno è stanco di lenticchie si può affogare in un frappé al cioccolato.

Peccato che ci sia rimasta solo due giorni e mezzo. Domani ho il bus per McLeod Ganj, un villaggio vicino a Dharamshala dove ha sede il governo tibetano in esilio. Sui monti, al freddo. Chissà se vedrò il Dalai Lama? Eccitata.

Ah, oggi ho fatto la prima cacchina solidina, ma ancora non mi fido a “fare aria” per strada.. 🙁 ..

delhi