8.45 Siamo qui in strada che facciamo colazione. A CABARETE!
Colazione da campioni: ovetto fritto, salamino fritto, yuta e un po’ di cipollina dolce. Buonissimo! Luca subito si era rifiutato, voleva qualcosa di dolce. Però ha cambiato idea in fretta e si è preso un piatto anche lui.
La migliore colazione del mondo a Cabarete!!
La caffetteria di Cabarete che mi ha incantata con la sua colazione
Siamo arrivati ieri verso mezzogiorno, dopo un viaggio piuttosto lungo. Il bus dell 6.30 che doveva portarci direttamente a Santiago in realtà era alle 5.30. Quindi abbiamo preso una camioneta fino a El Alambico, seduti dietro sul cassone perché io ho insistito, per risparmiare quei 75 pesos, e Luca arrabbiato perché faceva un gran freddo ed era tutto bagnato dell’umidità della notte. Poi con il freddo e l’aria della corsa della macchina, gli si è fatta la brina sui baffi.
Prima dell’alba, sul pick-up da Constanza, un Luca piuttosto incazzato
A El Alambico abbiamo preso subito un gua-gua per Santiago. Che differenza rispetto ad Haiti, dove per fare gli stessi chilometri impiegavamo una giornata! Avevamo già messo gli zaini su un gua-gua che doveva partire da El Alambico e io mi stavo gustando un buon caffè dominicano fatto con la moka nell’attesa che il gua-gua si riempisse, quando arriva un gua-gua da Santo Domingo che dice di andare a Puerto Plata, che è dopo Santiago, dove dovremmo andare noi. Allora via di corsa con loro, rovesciandomi addosso il caffè.
Una moka!
Per strada prendono su delle donne che non volevano salire con noi perché, essendo il gua-gua diretto più a nord, non le avrebbe portate in centro a La Vega dove volevano andare loro. Ma l’autista ha promesso che sì, le porterà là. “Se non mi porti in piazza San Martin non ti pago”. Alla fine lui entra un po’ in paese, loro si fanno scalare i soldi del moto-taxi che devono prendere per arrivare alla piazza, e dopo varie discussioni possiamo ripartire per Santiago. Perché ha mentito anche a noi il tipo, non va a Puerto Plata. Però ci smonta proprio dove dobbiamo prendere l’altro gua-gua, e considerato quanto è grande Santiago e quante “stazioni” ci sono, è una buona cosa.
A Santiago vado a prendere un altro caffè nella speranza di trovare un bagno ed ecco che arriva il bus: altra scottatura con il caffè per berlo di corsa. Un’oretta e mezza di gua-gua con aria condizionata e siamo a Puerto Plata. Ultimo cambio. Finalmente riesco ad andare al bagno (dell’ospedale) e ultimo gua-gua, che parte subito perché è già strapieno. Luca è seduto con un palo che gli trafigge una chiappa e le gambe raccolte, che dopo un po’ non le sente più. Un’oretta e siamo a Cabarete. Oltre ad aver viaggiato malissimo, abbiamo anche dovuto pagare un extra per gli zaini. Prima volta che ci succede.
All’hotel ci volevano appioppare la camera da 50 USD, ma ho detto che avevo chiesto specificamente quella da 35. Alla fine ci danno quella da 40 (con bagno privato), però non sono inclusi né colazione, né cena. Panico. Perché qui siamo in un posto super-turistico, troveremo qualche ristorantino locale con riso e pollo a 150 RDS?
The jungle of the hotel in Cabarete
Local residents in Cabarete
Mentre aspettiamo che preparino la stanza ci prendiamo un hamburger di churrasco al ristorante dell’hotel (hotel = un bosco con delle casette e una piscina in mezzo), era l’unica cosa che costava meno di 200 pesos. Buono lui, anche se mancavano le patatine e ho più fame di prima. Stanza pronta. Bellissima, spaziosa, la prima che abbiamo con delle finestre vere (e anche grandi) da quando siamo partiti da casa, bella colorata e pulita. Internet non arriva fino a qua, ma vabbé, me ne farò una ragione.
Usciamo, e un moto driver ci dice che c’è un comedor più avanti, in centro paese. Ci andiamo, e in effetti troviamo il plato del dia (pollo o maiale con riso) e mangiamo. Sto meglio. La via è piena di negozietti e ristoranti. Sembra di stare a Riccione. Entriamo in spiaggia. Una miriade di kitesurfers e windsurfers. Troviamo un angolino sotto le palme e ci apprestiamo a passare il pomeriggio a fare assolutamente niente. Non si sta niente male. Bagnetto per fare la pipì e sonnellino. Anche qui palazzi con appartamenti sulla spiaggia. Davvero siamo in Repubblica Dominicana?
Tutto questo succedeva ieri. Soddisfatta della buonissima ed energizzante colazione, possiamo andare a fare una passeggiata in spiaggia. Mi son fatta promettere da Luca che torneremo qui anche domani.
Sono le 11.30 circa. Siamo all’entrata della Reserva Cientifica Ebano Verde che aspettiamo il tipo che venga ad aprirci il cancello. Potremmo anche scavalcare in effetti. C’è talmente tanta gente che vuol vedere questo parco che non c’è neanche un portiere fisso. L’ha chiamato l’autista del gua-gua.
Entrata al parco naturale
Ieri sera Luca è tornato in camera ripetendo le parole “Tambien” e “Manana”. “Tambien, manana”.
Hai imparato due paroline Luca? Ma seto cosa vuol dire “tambien”?
No.
Anche.
An boh. Mi i me ga domandà “Tambien?” e ghe go risposto “sì”. (Mi hanno chiesto “tambien?” e io ho risposto “sì”)
Forse ti hanno chiesto “Estas bien?”, “tutto ok?”
Mmm… no. Era “Tambien”
Magari non pronunciano la “s” e si sente “ta-bien”
Mmm… no. Dicono tambien per chiedere se sto bene.
An, ok allora.
Le colline attorno a Constanza
16.04 Dopo aver atteso inutilmente per un’ora abbiamo deciso di entrare nel parco. La strada era chiusa da un cancello, ma passando un po’ in mezzo alla sterpaglia si poteva circumnavigare. Dopo una mezz’ora che eravamo per strada dentro al parco arriva un ragazzo, il responsabile. “Come avete fatto ad entrare” ehm… Per andare dall’altro lato del parco, dove c’è l’altra uscita, bisogna camminare 3 ore circa e l’altra parte è sotto la responsabilità di un altro. Ora lo chiamo, vediamo se potete andare. No, ci vuole l’autorizzazione da Santo Domingo. Potete arrivare solo fino ai ripetitori. ???? Che autorizzazione? Nessuno ce ne aveva parlato prima e la Lonely Planet non ne fa cenno. Comunque ok, andiamo fino a là. Una famiglia vive lì, con due ragazzi che anziché andare a scuola giocano con gli aquiloni. Ne frego uno per un po’ al bimbo più piccolo, ma sono incapace di farlo volare. Torniamo alla strada.
Parco Naturale Ebano Verde
I 500 pesos, quasi 10 euro, di gua-gua me li sarei mangiati e bevuti volentieri, anziché spenderli per cercare di far volare un aquilone.
A pochi metri dall’entrata del parco c’è un santuario dedicato alla Vergine Maria, con una vecchietta che sta lì tutto il giorno a tenere l’area pulita e ad accogliere i pochi visitatori. Mentre aspettiamo il gua-gua di ritorno, qualcuno passa e ci saluta, qualcun altro si fa il segno della croce (per la Vergine, mica per noi).
Santuario della Vergine Maria
Quando arriviamo a Constanza, Luca ha una visione: una porchetta! Lungo la strada c’è un tipo con una porchetta intera bella cotta. Ci facciamo tagliare un pezzo con il machete, un po’ di yuta di contorno e il pranzo è servito. Niente male!
Porchettona!!!
19h30 Siamo a mangiare l’ultimo hamburger. Domani alle 6.30 si riparte per Santiago, dove prendere il gua-gua per il nord, ci stanno aspettando a CABARETE!
8.33 Per andare a Constanza da Santiago c’è un gua-gua fino a Labanico e poi un altro fino a destinazione. Ok, ce la possiamo fare. Basta che ci dicano quando scendere!
Oggi è cambiata l’ora in Italia ma qui no, quindi al momento ci sono 6 ore di differenza (contro le 5 di prima).
15h07 C’è internet in albergo ma non funziona. Speriamo lo sistemino oggi, ma dubito. Il proprietario ha chiamato un tipo un paio di volte mentre eravamo lì che lo guardavamo, ma ora che gli importa più?
Fa freddo, mi dovrò mettere una canottiera e per dormire c’è il piumino. Siamo a Constanza, a 1.200 m slm. Che fatica arrivarci! Un’ora e mezza sul retro di un pick-up il cui proprietario non si è neanche preoccupato di mettere le asse di legno su cui appoggiare le chiappe, che invece avevamo sfruttato a Cap Haitien. Quindi eravamo in una decina seduti sul bordo del cassone, un paio di persone in mezzo, più i nostri zaini e altri sacchi. Il paesaggio sarebbe stato anche bello, ma ero troppo occupata a muovere (quando potevo) le chiappe per spostare il dolore e a tenermi stretta per non farmi sbalzare fuori. Qui intorno è tutta coltivazione. Ci sono addirittura dei vivai, coltivano fiori e fragole. Come se non fossimo stati abbastanza pieni (non c’è mai limite al numero di persone che riescono a far stare su un taxi, che in casi come questo è anche un bene, perché tutti incastrati così era meno facile venire sbalzati fuori) un tipo si è fatto portare su due grandi mazzi di crisantemi e di rose (queste ultime arredate di belle spine grosse) che abbiamo messo in mezzo a noi.
Ci sono dei nuvoloni là in fondo. Qui vicino ci sarebbe un parco naturale con la possibilità di fare un bagnetto in un laghetto e camminare 12 km nella foresta, ma è in fondo al monte, a El Abanico, dove abbiamo preso la camioneta/pick-up.
incontri sulle strade di montagna di Costanza
16.45 Il cielo è sempre più nero e fa paura, ma mi sa che non piove. Prima ha fatto due gocce e basta. Penso sia normale qui. Dopo aver fatto una passeggiata per questo paese minuscolo, che è carino e vive di coltivazioni e turismo locale, ci siamo fermati al campo da baseball a guardare una partita, con mille farfalline bianche che girano intorno alle teste.
19.02 Siamo in un Grill&Tapas, un posto che dev’essere nuovo, non ha ancora l’insegna fuori. Ha divanetti stile diner americano e una Harley Davidson bianca in mezzo alla stanza. Mangiare non costa pochissimo, ma avevamo voglia di qualcosa di diverso dal solito riso e pollo. Quindi hamburger di angus, un pollo cotto non so come e due caipirinha. Luca dovrebbe bersi un tè caldo, visto che stavolta è il suo turno di cagotto, ma non resiste. Ahhh… buona la caipirinha!
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I have always loved traveling, since I was in my mother's womb. I love to see new places, meet new cultures, eat the food of the world. Recently I discovered that pictures can sometimes show more than I can do in words.
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