Cronaca da Bandipur

Cronaca da Bandipur

24 Settembre 2010

C’è la luna piena a Bandipur. Bello. Soprattutto quando si viene da Kathmandu, dove non si vede niente a causa della cappa creata dall’inquinamento.

Un paesino bucolico sulle colline Nepalesi con ragazzi che giocano a calcio in infradito, alberi giganti, pannocchie messe ad asciugare.

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Guesthouse a Bandipur

Questa guest house è fenomenale. Mi sembra di vivere un’esperienza nel passato, al tempo in cui i miei genitori erano piccoli. Soffitto e porte sono in legno. Il pavimento è in terra battuta (boh, si dice così? Ho sentito parlare di “ferro” battuto, ma terra? ma E’ terra battuta). Ci sono ragni giganteschi che mi aspettano fuori dalla porta (e spero continuino ad aspettare fuori). Il bagno è uno sgabuzzino sul retro della casa, con un buco sul pavimento (con del cemento attorno però, piuttosto moderno). Non c’è lo sciacquone, ma un secchio con un pentolino. Credo che si possa usare la stessa acqua per lavare il pavimento o sé stessi dopo i bisogni, rigorosamente con la mano sinistra (con la destra si mangia e si stringono mani). Sopra la doccia un contenitore che raccoglie l’acqua piovana. Niente doccia per me stasera. La doccia fredda mi fa venire il mal di testa. Mi sono lavata alla nepalese. C’è sto quadrato di cemento in mezzo a una stanza, e due contenitori di acqua. Uno sembra più pulito dell’altro, quindi ho immaginato che il primo fosse per faccia e denti, il secondo per i piedi. Niente di particolarmente fuori dall’ordinario. Dopo aver visto uomini arzilli belli insaponati, nudi come mamma li ha fatti (solo un po’ più panciuti magari) lavarsi nel Lhasa River in Tibet, poco mi potrà sorprendere ancora. Anche in Nepal si lavano per strada. Lungo i ruscelli, se fuori città, o alle fontane pubbliche che ci sono in giro per le strade (come visto a Kathmandu). Interessante. Non sono fontane come le intendiamo noi, tipo la Trevi a Roma. Mi vien da dire che son tipo dei bagni romani, anche se non so perché, non so se nell’antica Roma avessero dei luoghi simili. Beh, son degli spiazzi di circa 10 x 10 metri, un paio di metri sotto il livello della strada, con un lavandino nel mezzo. La gente ci va per prendere secchi d’acqua per la giornata o per lavarsi. Un sacco di donne che si lavavano i capelli ho visto. E’ anche un luogo di incontro, dove i vicini scambiano due chiacchiere mentre aspettano il loro turno.

bandipur

Ho scordato di raccontare un aneddoto interessante sul viaggio tra Kathmandu e Bandipur. Eravamo su un microbus, che ha posto per 20 persone circa. Tutti schiacciati. La strada seguiva il fiume Trisuli, era tutta curve e gli autisti qui guidano all’impazzata. Risultato: 3 persone vomitavano. Nei loro bei sacchettini. In Italia l’autista si sarebbe fermato a far prendere aria. Non qui, non c’è tempo. La tizia davanti a me quando ha finito di vomitare ha alzato il suo bel sacchetto, mezzo pieno di liquido giallognolo. Il problema è che sto sacchetto aveva un buchino, e mentre lo buttava dal finestrino (alla faccia della plastica non biodegradabile) un schizzino di vomito mi ha colpito. Stranamente non aveva un brutto odore, quindi non mi ha dato particolarmente fastidio. Ha cominciato a preoccuparmi un po’ di più quando ha messo la testa parzialmente fuori dal finestrino, lì il rischio era molto più alto! Ma fortunatamente le è passato in fretta. Un’altra tizia una fila più avanti ha passato l’ultima mezz’ora con la testa dentro il suo sacchetto. Boh.

A Bandipur ho conosciuto il primo italiano di questo viaggio. Da Torino. Viaggia da 10 mesi. Ha ancora un 3-4 mesi davanti a lui, che passerà tra il Bangladesh, Iran e Medio Oriente. Interessante. Anzi, ora lo aggiungo a Facebook. (n.d.r. ora è diventato un fotografo abbastanza conosciuto, Luca Vasconi; in effetti fa delle foto pazzesche, ha una sensibilità particolare).

Ok, powercut. Sono le 23 e qualcosa e qui non c’è più elettricità. Ora di andare a dormire.

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