Moribondi a Boca De Juma

Moribondi a Boca De Juma

14 Aprile 2014

12h45 con la mia nuova Bic Boligrafo Stic Velocity no sabe falgar, comprata qualche ora fa a La Serena, un grande supermercato a Higuey, dove abbiamo anche prelevato. Ho comprato anche un libro di Mario Vargos Llosa, un romanzo sull’ex dittatore dominicano Trujillo. Dopo aver prelevato siamo stati a fare una passeggiata per Higuey; colazione in una buona pasticceria “francese” e visita alla cattedrale e il suo bel parco; penso siano le due uniche attrazioni della città.

13h10 Ho mandato Luca a prendere delle empanadas, ancora 20 minuti fa. E dov’è finito? Avrà mica trovato qualche bella mulatta che l’ha invitato sul suo motorino come ieri sera?

Ah eccolo <3.

13h52 Inizio a leggere La Fiesta del Chivo.

15 Aprile 8 di sera

Che spavento mi ha fatto prendere Luca! Stamattina era tornato in camera che io ancora stavo in piscina, perché era stanco, mi aveva detto. Quando sono salita l’ho trovato sul letto che tremava dal freddo. Ho provato a scaldarlo un po’, ma niente. Ho letto sulla Lonely Planet che gli scossoni per il freddo sono sintomi del colpo di calore, della dengue e della malaria. Non so cosa sarebbe peggio. Il colpo di calore può portare al collasso e anche alla morte. Ecco, forse questo sarebbe peggio.

Ora sta meglio. Siamo anche scesi per cena. Pasta con il tonno ho ordinato. Dice che ha fame. Molto meglio rispetto a prima, che non se la sentiva neanche di alzarsi. Ha un po’ di freddo però. Siamo all’hotel nostro. Fanno anche da mangiare e c’è una coppia venuta da fuori apposta per mangiare la pasta, ad un tavolino vicino alla piscina. Lei mi fa un po’ senso. I tacchi 12 mi piacciono anche, ma ha le unghie lunghe forse 3 o 4 centimetri, che si piegano a mo’ di artigli. Prende i fazzoletti come se stesse usando delle pinze. Farei volentieri a meno di guardarla, ma mi sta proprio davanti. Buona la pasta col tonno; un po’ troppo agliosa forse.

El Viejo Pirata è proprietà di un triestino ex palombaro che per ricordarsi sempre del mare ha costruito quest’albergo che ricorda un po’ una nave; ora non ce la fa più a camminare, ha vari problemi di salute, e l’ha affittato ad un marchigiano divenuto milanese e ora quasi dominicano. Sto milanese aveva un centinaio di negozi di elettronica a Milano ed hinterland. Un po’ alla volta sta cercando di venderli tutti perché gli portano solo rogne. Qui è proprietario di un resort a Juan Dolio, gestito da uno dei due figli (la femmina è rimasta in Italia) e che gli dà molta soddisfazione (e relativa pecunia); ha peso in mano questo posto per far passare il tempo, dopo che un cliente gli ha parlato di Flavio e della sua volontà di abdicare, e andrà a vedere la villetta di Lise della Bahia Blanca. Quello sarebbe stato il mio posto ideale, ma non ce la faccio a stare così lontana dall’Italia e così impegnata/legata. C’è un mondo da vedere, non posso stare ferma troppo, neanche se si tratta del paradiso.

Comunque oltre ai due italiani ci sono anche la moglie di Flavio (la dominicana più magra mai vista finora) e alcuni ragazzini, che non si capisce se sono di uno, dell’altro o un po’ e un po’.

16 Aprile 9.40 Luca ancora non sta bene. Non sappiamo se restare o andare. Perché comunque non è che basti che salga su una macchina e che scenda a destinazione: deve camminare e portare due zaini sulle spalle. Per me possiamo restare qui. Sembra manchino 50 euro e 1000 RDS dai nostri zaini. Non posso credere però che ce li abbiano rubati. Magari li abbiamo spesi e non ce lo ricordiamo.

Pomeriggio a Boca de Yuma, paese alla fine del mondo

Pomeriggio a Boca de Yuma, paese alla fine del mondo

10h30 Ho paura che abbia la malaria. I sintomi ci sono: trema, ha la febbre, mal di testa e diarrea. Se entro il pomeriggio non sta meglio lo porto in ospedale a fare l’esame. E’ che ha ricominciato a tremare. Sembrava stesse meglio, e invece?

2pm Ora dorme, per fortuna. Siamo stati all’ospedale a Rafael de Yuma, a 15 minuti da Boca de Yuma. Sandro è stato così gentile da accompagnarci con la sua macchina. Gli hanno fatto una puntura, non ho capito per cosa, e gli hanno prescritto un antibiotico e una pastiglia per febbre e mal di testa; una soluzione idratante e un’altra busta da diluire in acqua gliel’hanno data gratis in ospedale. Le pastiglie abbiamo dovuto pagarle (750 RDS, quasi 15 euro) perché la farmacia dell’ospedale era chiusa, altrimenti forse pagavamo poco o niente anche quelle. Se domattina ha ancora la febbre dovremo andare a Higuey a fare l’esame del sangue, per vedere se è malaria, ameba, dengue o altro.

Qui uno si rompe un osso, gli fanno i raggi e gli mettono il gesso a costo zero, anche se è straniero. Poi magari non hanno le lastre per stampare i risultati dei raggi, ma intanto glieli fanno. Con la scusa della Pasqua domani non ci sono gli esperti del sangue a Rafael de Yuma, sennò andavamo lì. Le scuole pubbliche oltre ad essere gratis offrono anche un pasto. Siccome ci sono tanti bambini fanno tre turni di lezione: c’è chi va a scuola la mattina, chi il pomeriggio e chi il tardo pomeriggio.

Incontri mentre vado a prendere l'acqua per il moribondo

Incontri mentre vado a prendere l’acqua per il moribondo

Devo andare a prendere altra acqua e costringerlo a bere. Devo anche ricordarmi di dargli una pastiglia ogni sei ore e un’altra, l’antibiotico, per 5 giorni. Gli hanno fatto la puntura, si è abbassato i pantaloni lì nella stanza dove l’hanno esaminato, che è anche la stanza dove si mettono gli altri pazienti in attesa, e si è fatto mettere la siringa nelle chiappe senza proferire parola, lui che le odia così tanto! Ma in quel momento non si rendeva conto di niente, tanto era cotto. Se stesse meglio potremmo ripartire; magari non è malaria ma semplicemente qualcosa che ha mangiato. Boh? Chissà se lo scopriremo mai.

Quando ho detto alla dottoressa che poteva essere malaria perché siamo stati ad Haiti (in Repubblica Dominicana invece non c’è), mi ha chiesto per quanto tempo ci siamo stati e perché. 10 giorni, in vacanza. Ma è bella Haiti per andarci in vacanza? Mmm? non proprio. E tra lei e l’infermiera si son dette “Ma allora perché ci vanno in vacanza?”. Già, perché? Per vedere, conoscere, scoprire.

Mentre eravamo a San Rafael, quando siamo andati in farmacia, dall’altra parte della strada c’era uno dei due aiutanti del Viejo Pirata che mandava dei soldi di Haiti (come la maggior parte degli impiegati nel settore alberghiero qui in Repubblica, è un immigrato haitiano). L’hanno pagato ieri e come prima cosa è venuto a spedire soldi alla famiglia. Chissà se ci sono anche i nostri 50 euro in mezzo. Beh dai, se anche fosse così, vorrebbe dire che nel nostro piccolo e senza volerlo abbiamo dato una mano a chi sta peggio.

Las Terrenas

Las Terrenas

9 aprile 2014

7 am

Sono appena le 7 e pensavo di essermi svegliata presto. Guardo dalla finestra: stanno già pulendo/rastrellando la spiaggetta e due ragazzi stanno facendo degli scatti di corsa. Guardo dall’altra finestra, all’altra spiaggia: c’è già chi sta facendo il bagno, prima di andare a scuola, chi fa esercizi, il cane che porta a correre il padrone di nuovo, un altro cane che aspetta diligentemente che il suo di padrone finisca di lavarsi. Chi corre avanti e indietro lungo i 100m di questa spiaggia.

rio san juan

Ieri sera c’era un quarto di luna. Bastava ad illuminare il mare. Il mare è così limpido che si vedono le rocce di sotto anche di notte.

5pm Fa un caldo boia qua a Las Terrenas, non si respira. Ho sentito la mamma stamattina; mi ha raccontato che ha dato ai gatti una pallina di gomma, di quelle che saltano tanto, e Cagliostro diventa matto. Ci gioca un pò’ e poi la nasconde sotto le zampine. Si diverte la mamma coi gatti, è inutile che faccia finta di volerli mandare via.

Luca ha male ad un orecchio poverino. Probabilmente è otite. Abbiamo preso delle gocce, ma non hanno fatto il miracolo ancora.

Arrivati a Las Terrenas, depositati gli zaini alla bellissima Casa Robinson, abbiamo pranzato in un ristorantino italiano. Pasta al forno con melanzane. Bello cambiare.

Non mi piace vedere bianchi sessantenni che flirtano con ragazzine che potrebbero essere le loro nipoti. Las Terrenas è strana perché è veramente internazionale. Ci sono haitiani e italiani, francese e italiano si parlano tanto quanto lo spagnolo. C’è poco da vedere, ma meglio così, perché io ho un po’ di mal di testa e Luca il suo bruttissimo dolore all’orecchio. Se domani ha ancora male non andremo a cavallo, magari spostiamo a dopo Las Galeras (dove ho prenotato la casa sull’albero 🙂 ).

Se avessi studiato meglio il Reiky magari saprei qual è il chakra dell’udito e potrei fargli una seduta/terapia. Ma sono svogliata e non lo so.

6.20 pm. Che scena. Baretto molto carino lungo il mare, da succo a 70 RDS (1.30 euro). Una dominicana coi piercing sta ballando mentre un ciccioncello pelato la filma dal telefono, e un altro vecchietto pancione aspetta che la ragazza torni a sedersi con lui per finire il suo drink.

<< C’era una volta una ragazza che si era innamorata di un ricciolino dalla barba bianca. A volte lui metteva in dubbio l’amore, quel che lei diceva di provare. Ma mentre gli guarda le lentiggini e si perde nel fiore azzurro degli occhi di lui, lei sa che il suo è un amore vero e che durerà per sempre>>

7.30 pm Siamo ad un localino proprietà di un francese dove mangiamo “fish and ship” e “calamarso l’americaine”. Solo che il tipo è bello ubriaco e per fortuna c’ha l’aiutante bella ragazzina che spero non si porti a letto, ma che le abbia insegnato bene a cucinare. Pronti. Comunque anche a quest’ora si sta bene solo se arriva un po’ d’aria.

Menu a Las Terrenas

Al mare con i surfisti

Al mare con i surfisti

2 Aprile 2014

8.45 Siamo qui in strada che facciamo colazione. A CABARETE!

Colazione da campioni: ovetto fritto, salamino fritto, yuta e un po’ di cipollina dolce. Buonissimo! Luca subito si era rifiutato, voleva qualcosa di dolce. Però ha cambiato idea in fretta e si è preso un piatto anche lui.

Siamo arrivati ieri verso mezzogiorno, dopo un viaggio piuttosto lungo. Il bus dell 6.30 che doveva portarci direttamente a Santiago in realtà era alle 5.30. Quindi abbiamo preso una camioneta fino a El Alambico, seduti dietro sul cassone perché io ho insistito, per risparmiare quei 75 pesos, e Luca arrabbiato perché faceva un gran freddo ed era tutto bagnato dell’umidità della notte. Poi con il freddo e l’aria della corsa della macchina, gli si è fatta la brina sui baffi.

Prima dell'alba, sul pick-up da Constanza, un Luca piuttosto incazzato

Prima dell’alba, sul pick-up da Constanza, un Luca piuttosto incazzato

A El Alambico abbiamo preso subito un gua-gua per Santiago. Che differenza rispetto ad Haiti, dove per fare gli stessi chilometri impiegavamo una giornata! Avevamo già messo gli zaini su un gua-gua che doveva partire da El Alambico e io mi stavo gustando un buon caffè dominicano fatto con la moka nell’attesa che il gua-gua si riempisse, quando arriva un gua-gua da Santo Domingo che dice di andare a Puerto Plata, che è dopo Santiago, dove dovremmo andare noi. Allora via di corsa con loro, rovesciandomi addosso il caffè.

Per strada prendono su delle donne che non volevano salire con noi perché, essendo il gua-gua diretto più a nord, non le avrebbe portate in centro a La Vega dove volevano andare loro. Ma l’autista ha promesso che sì, le porterà là. “Se non mi porti in piazza San Martin non ti pago”. Alla fine lui entra un po’ in paese, loro si fanno scalare i soldi del moto-taxi che devono prendere per arrivare alla piazza, e dopo varie discussioni possiamo ripartire per Santiago. Perché ha mentito anche a noi il tipo, non va a Puerto Plata. Però ci smonta proprio dove dobbiamo prendere l’altro gua-gua, e considerato quanto è grande Santiago e quante “stazioni” ci sono, è una buona cosa.

A Santiago vado a prendere un altro caffè nella speranza di trovare un bagno ed ecco che arriva il bus: altra scottatura con il caffè per berlo di corsa. Un’oretta e mezza di gua-gua con aria condizionata e siamo a Puerto Plata. Ultimo cambio. Finalmente riesco ad andare al bagno (dell’ospedale) e ultimo gua-gua, che parte subito perché è già strapieno. Luca è seduto con un palo che gli trafigge una chiappa e le gambe raccolte, che dopo un po’ non le sente più. Un’oretta e siamo a Cabarete. Oltre ad aver viaggiato malissimo, abbiamo anche dovuto pagare un extra per gli zaini. Prima volta che ci succede.

All’hotel ci volevano appioppare la camera da 50 USD, ma ho detto che avevo chiesto specificamente quella da 35. Alla fine ci danno quella da 40 (con bagno privato), però non sono inclusi né colazione, né cena. Panico. Perché qui siamo in un posto super-turistico, troveremo qualche ristorantino locale con riso e pollo a 150 RDS?

Mentre aspettiamo che preparino la stanza ci prendiamo un hamburger di churrasco al ristorante dell’hotel (hotel = un bosco con delle casette e una piscina in mezzo), era l’unica cosa che costava meno di 200 pesos. Buono lui, anche se mancavano le patatine e ho più fame di prima. Stanza pronta. Bellissima, spaziosa, la prima che abbiamo con delle finestre vere (e anche grandi) da quando siamo partiti da casa, bella colorata e pulita. Internet non arriva fino a qua, ma vabbé, me ne farò una ragione.

Usciamo, e un moto driver ci dice che c’è un comedor più avanti, in centro paese. Ci andiamo, e in effetti troviamo il plato del dia (pollo o maiale con riso) e mangiamo. Sto meglio. La via è piena di negozietti e ristoranti. Sembra di stare a Riccione. Entriamo in spiaggia. Una miriade di kitesurfers e windsurfers. Troviamo un angolino sotto le palme e ci apprestiamo a passare il pomeriggio a fare assolutamente niente. Non si sta niente male. Bagnetto per fare la pipì e sonnellino. Anche qui palazzi con appartamenti sulla spiaggia. Davvero siamo in Repubblica Dominicana?

Tutto questo succedeva ieri. Soddisfatta della buonissima ed energizzante colazione, possiamo andare a fare una passeggiata in spiaggia. Mi son fatta promettere da Luca che torneremo qui anche domani.

Constanza, sui verdi monti dominicani

Constanza, sui verdi monti dominicani

30 marzo 2014

8.33 Per andare a Constanza da Santiago c’è un gua-gua fino a Labanico e poi un altro fino a destinazione. Ok, ce la possiamo fare. Basta che ci dicano quando scendere!

Oggi è cambiata l’ora in Italia ma qui no, quindi al momento ci sono 6 ore di differenza (contro le 5 di prima).

15h07 C’è internet in albergo ma non funziona. Speriamo lo sistemino oggi, ma dubito. Il proprietario ha chiamato un tipo un paio di volte mentre eravamo lì che lo guardavamo, ma ora che gli importa più?

Fa freddo, mi dovrò mettere una canottiera e per dormire c’è il piumino. Siamo a Constanza, a 1.200 m slm. Che fatica arrivarci! Un’ora e mezza sul retro di un pick-up il cui proprietario non si è neanche preoccupato di mettere le asse di legno su cui appoggiare le chiappe, che invece avevamo sfruttato a Cap Haitien. Quindi eravamo in una decina seduti sul bordo del cassone, un paio di persone in mezzo, più i nostri zaini e altri sacchi. Il paesaggio sarebbe stato anche bello, ma ero troppo occupata a muovere (quando potevo) le chiappe per spostare il dolore e a tenermi stretta per non farmi sbalzare fuori. Qui intorno è tutta coltivazione. Ci sono addirittura dei vivai, coltivano fiori e fragole. Come se non fossimo stati abbastanza pieni (non c’è mai limite al numero di persone che riescono a far stare su un taxi, che in casi come questo è anche un bene, perché tutti incastrati così era meno facile venire sbalzati fuori) un tipo si è fatto portare su due grandi mazzi di crisantemi e di rose (queste ultime arredate di belle spine grosse) che abbiamo messo in mezzo a noi.

Ci sono dei nuvoloni là in fondo. Qui vicino ci sarebbe un parco naturale con la possibilità di fare un bagnetto in un laghetto e camminare 12 km nella foresta, ma è in fondo al monte, a El Abanico, dove abbiamo preso la camioneta/pick-up.

incontri sulle strade di montagna di Costanza

incontri sulle strade di montagna di Costanza

16.45 Il cielo è sempre più nero e fa paura, ma mi sa che non piove. Prima ha fatto due gocce e basta. Penso sia normale qui. Dopo aver fatto una passeggiata per questo paese minuscolo, che è carino e vive di coltivazioni e turismo locale, ci siamo fermati al campo da baseball a guardare una partita, con mille farfalline bianche che girano intorno alle teste.

19.02 Siamo in un Grill&Tapas, un posto che dev’essere nuovo, non ha ancora l’insegna fuori. Ha divanetti stile diner americano e una Harley Davidson bianca in mezzo alla stanza. Mangiare non costa pochissimo, ma avevamo voglia di qualcosa di diverso dal solito riso e pollo. Quindi hamburger di angus, un pollo cotto non so come e due caipirinha. Luca dovrebbe bersi un tè caldo, visto che stavolta è il suo turno di cagotto, ma non resiste. Ahhh… buona la caipirinha!

Al Santiago dominicano

Al Santiago dominicano

29 Marzo 2014

10.06

Luca ed io eravamo già scesi, ma non è questa la nostra fermata, ce ne sono due a Santiago. Comunque ci siamo quasi. Durante il viaggio io non ho resistito e mi sono addormentata, ma Luca dice che venendo qua ha visto fabbriche, allevamenti di bestiame, risaie a volontà e belle case. Il pullman è uno di lusso, che fa le scarpe a Zanconato. Anche i bagni in stazione sono meglio di quelli che si trovano da noi.

Il locale del Pollo al Carbon, fast food del pollo

Il locale del Pollo al Carbon, fast food del pollo

17h11 E’ da un’ora che giriamo in cerca di un posto dove mangiare. Alla fine siamo venuti al “Pollo al Carbon”, tanto per cambiare. Siamo stati un paio d’ore in un locale a bere birra e programmare il resto della vacanza. 500$ (quasi 10 euro) per due birre e un pacchetto di sigarette da 10. Cacchio! Vabbè, si sa che sono questi i prezzi nei locali all’occidentale.

Il locale dove siamo ora è una specie di fast food per il pollo; ha pareti gialle e fucsia, tavolini e sedie degli stessi colori. Mi piace! A Santiago non c’è molto da vedere. Il museo folkloristico è chiuso per riparazioni. Da quando siamo arrivati e abbiamo lasciato le valigie in albergo, circa 5 ore fa, abbiamo visto la cattedrale, la fortezza, il parco con la statua costruita da Trujillo (l’ex dittatore) per auto-compiacersi e che ora è un monumento agli eroi.

Abbiamo deciso che domani andiamo a Constanza, un po’ a Sud, in montagna, e poi torneremo a Nord lungo la costa.

E’ grande comunque Santiago. Ce ne siamo accorti quando siamo scesi dall’autobus. Dalla cartina sembrava che l’hotel fosse vicino, invece era dall’altra parte del centro città e abbiamo impiegato un’ora ad arrivarci, con gli zaini e la stanchezza addosso non è stato il massimo. Dalle parti della stazione, cioè appena fuori dal centro, ci sono tantissimi centri commerciali, Mc. Donald’s e grandi banche. Ovunque smartphone, gelati, campi da basket, fioristi con fiori veri. Sembra di stare in Europa.

I Dominicani sono meno scuri di pelle degli Haitiani (alcuni sono anche più chiari di me) e capita che abbiano gli occhi chiari (questi però fanno un po’ paura, non ti aspetti di incontrare persone così).