12pm. Fatto il primo bagnetto nel Mar dei Caraibi. A Luca piace la spiaggia con i ciottoli perché non sopporta la sabbia che si ferma tra le dita dei piedi. Io non riesco a trovare una posizione sdraiata senza che un sasso mi trafigga un polmone o lo stomaco. Sono arrivati altri due occidentali che sono entrati in acqua ora. Faccio una fatica bestiale a camminare sui sassetti (Luca si stupisce perché dice che ho due solette sotto i piedi, abituata come sono a girare scalza); in più per uscire dall’acqua c’è una salitina di un metro circa, causata dalle onde che hanno depositato lì i sassi. Beh, non ce la faccio. Mi devo mettere a gattoni per spostare un po’ di peso sulle braccia. A Luca quest’immagine fa morire dal ridere. Vorrebbe farci un video. Ecco, mancherebbe solo questo: un video su youtube di me in costume che a quattro zampe cerco inutilmente di uscire dall’acqua.
13.30 Amelina, dagli occhioni neri dolcissimi, ci ha venduto per pochi centesimi un buon dolcetto fatto con noccioline e tanto zucchero. E’ uscito il sole. Sarà impossibile stare in spiaggia ora, quindi dopo pranzo ce ne andremo sulle sdraio attorno alla piscina dell’hotel.
Mega pranzo in spiaggia oggi: aragosta con banane fritte e un ottimo pesce fritto con riso e ceci. Ho paura a vedere il conto però. Degli altri bianchi si sono portati l’ombrellone, sono stati più intelligenti di noi. Amelina si è messa all’ombra con loro, nella speranza di poter racimolare qualche altro spicciolo. 950 RDS il conto. 16 euro. Neanche tanto dai.
14.07 Siamo alla piscina dell’albergo. Fa troppo caldo per stare in giro. Qui invece siamo all’ombra, con una brezza leggera, un cactus e una palma da una parte, dei banani dall’altra, come sottofondo i belati di una capretta, il pappagallo che chiama Gionatan (uno dei figli di Giordano) e ogni tanto un gallo.
la piscina dell’Hotelito Oasi Italiana
18.00 Uff. Pausa. Esprite e Coca Cola. Siamo andati a vedere la piscina naturale alla fine del fiumiciattolo, ma era troppo all’ombra per buttarcisi dentro. L’oceano invece era troppo agitato e a me faceva paura (magari non mi spaventa la gente delle bidonville, ma dell’oceano non mi fido proprio).
Allora siamo stati un po’ sulla spiaggia a decidere sul da farsi. Già Giordano quando gli abbiamo detto che volevamo andare ad Haiti ci ha guardati male e ha detto di lasciare perdere perché la capitale è pericolosa e l’intero paese è molto costoso (a me sembra già cara la Repubblica Dominicana, figuriamoci là!). Però non volevo crederci. Invece guardando la Lonely Planet sembra che in effetti sia un casino. Intanto per andare da Pedernales, che è a Sud-Est, verso Jacmel, che è sempre a Sud, sembra si debba passare per forza per Port-au-Prince, che è a Nord di Jacmel, a tre ore di distanza circa. Boh, forse per una volta la LP non è molto d’aiuto. E di alberghi a 40 USD ce ne sono gran pochi. A Port Salut, a ovest di Jacmel, dove sembra ci siano delle spiagge bellissime, gli hotel hanno dei prezzi improponibili. E allora mi passa la voglia di andarci. Tanto in Repubblica Dominicana ce ne sono di cose da vedere in 6 settimane, tra spiagge, parchi naturali e paesetti. Boh, vediamo. Cerchiamo un po’ in internet e chiediamo quando siamo a Pedernales.
20h14 E’ arrivato un altro veronese. E’ volontario in una missione vicino a Port-au-Prince per un mese e mezzo. Dice che gli haitiani odiano proprio i bianchi. Magari davanti ti sorridono perché hanno bisogno della tua mancia o altro, poi ti darebbero una coltellata. E poi non hanno voglia di lavorare. Appena ti giri si mettono seduti, bisogna sempre tenerli d’occhio. Secondo me è anche colpa di tutte le attività di cooperazione che ci sono nel paese: sono abituati a ricevere da mangiare senza bisogno di far niente. “Mori i xè”, dice Luca semplicemente. Sì, anche qui in Repubblica Dominicana son neri e non si ammazzano di lavoro come i veneti, ma qual è il modo giusto di vivere? Comunque quest’altro veronese mi ha confermato quel che già pensavo da un po’ di tempo: l’industria degli aiuti umanitari, la chiama lui, una magneria. Dei miliardi di dollari che sono stati raccolti negli Stati Uniti dopo il terremoto, solo il 3% è stato usato sul territorio (dati non verificati). Il resto si è perso nelle varie organizzazioni, tra spese amministrative, stipendi vari, veicoli super costosi, ecc. Sta roba mi fa venire una rabbia spaventosa! E pensare che qualche anno fa avrei voluto lavorare in questo settore! Resto convinta che il modo migliore per aiutare i paesi più poveri sia smettere di sfruttare le loro risorse e permettere loro di spostarsi all’estero, se c’è domanda di lavoro.
Ragazzini su una barca a Los Patos
Comunque anche lui sconsiglia di andare ad Haiti, che è un casino. Essendo dei morenti di fame assalgono i turisti in ogni dove, ché uno straniero ha sempre dei soldi con sé, per quanto pochi; poco tempo fa a Port-au-Prince hanno sparato a una coppia che usciva da una banca e non avevano neanche soldi con loro; devi stare sempre all’erta, etc. E poi l’ultima novità è che sembra che da Ainse-a-Pitre (il paesetto appena dopo il confine vicino a Pedernales) si debba salire su un barcone che viaggia di notte per arrivare a Jacmel, tipo la barchetta di legno dei pescatori, solo un po’ più grande, che una volta uno è anche affondato e ci son stati dei morti. Ops, com’è che all’improvviso mi è venuto un formicolio e una gran voglia di andarci?
Dei clienti chiamano Giordano: si è rotta la macchina e son bloccati per strada. Lui si fa passare il fucile dal suo cameriere/aiutante/servo/tuttofare, sale sulla jeep e va a prenderli. Sono le 9.30 di sera e lui non va da nessuna parte senza arma, perché qui è sicuro, ma meglio essere previdenti.
Iran. Meglio andarci prima che diventi troppo turistica. Già lo è, da un paio di anni a questa parte, da quando la situazione politica si è stabilizzata. Sul sito di Viaggiare Sicuri del Ministero degli Esteri non c’è neanche un pallino sull’Iran, il che vuol dire che non ci sono avvertenze particolari; era da tanto che non andavo in un paese senza un bollino 🙂 Ci son bollini per il Regno Unito e la Francia, Belgio e Turchia, per Haiti “si sconsigliano viaggi non determinati da motivi di effettiva necessità”. Quindi stavolta saremo bravissimi, andremo in un paese in cui “le condizioni generali di sicurezza … sono buone”.
Andremo per 14 giorni solo. Di solito non mi piace andare in un paese nuovo per meno di un mese ma questa volta mi va bene perché:
1. il volo costa solo 280 euro a/r (in effetti è poco sotto la Turchia, molto vicino a noi)
2. per procurarci il visto ci vuole un po’ di tempo (e noi come al solito partiamo in fretta, abbiamo deciso tutto ieri e dobbiamo rientrare entro la fine di febbraio, ché poi iniziano i grandi lavori di giardinaggio per Luca) ma se si sta meno di 14 giorni si può ottenere il visto all’aeroporto
3. 4 settimane si potrebbero fare in Cuba o Messico, ma siamo stati in un paese latino l’anno scorso, ho voglia di cambiare ambiente e cultura
4. l’Iran non costa tantissimo ma non è nemmeno l’Asia; prevedo un 50 euro al giorno, viaggiando economici come al solito; il problema è che lì non si può prelevare (ci sono ATM ma funzionano solo con carte locali), quindi bisogna portare tutto in contanti. Quindi 30 giorni corrispondono a 1.500 euro, 3.000 per due. Preferisco non dovermi portare tutti sti soldi in tasca.
5. così ho la scusa per prendere il treno che da Istanbul porta a Teheran, e vedere l’Iran del nord, in un prossimo viaggio 🙂
6. Luca deve lavorare e ho dovuto faticare molto per convincerlo a partire, due settimane sono meglio di niente
Ehhh… sono emozionata all’idea. Ok, 2 settimane non sono molte, ma sarà un bell’impatto culturale ed era da tanto che volevo visitare la Persia, la culla dell’umanità. Purtroppo sarà freschino, perché nonostante sia più vicino all’equatore rispetto all’Italia, l’Iran è un paese piuttosto montuoso; la capitale Teheran per esempio è a più di 1.000 m di altitudine, e nella maggior parte del paese le temperature sono come in Italia all’incirca.
Ho impiegato varie ore a prenotare il volo perché ho voluto controllare 1. la compagnia più economica (che è risultata essere Pegasus) 2. il sito con l’offerta migliore (direttamente su pegasus? su lastminute? expedia?). Alla fine sono andata con edreams, anche se lastminute costava 40 euro di meno, perché non avevo abbastanza soldi nella Postepay e non volevo rimandare ancora; con edreams ho potuto pagare con paypal. Ottimo.
A Juan Dolio la spiaggia l’hanno portata, perché qui sarebbero tutti scogli. E qui vengono a fare il bagno da San Pedro e Santo Domingo, La Capital. E’ bello perché c’è un vento fresco, ma allo stesso tempo rompe perché alza la sabbia.
20h24
Siamo a mangiare la pizza. Gestori italiani anche qui. Veramente Juan Dolio ne è piena! Una pizza in due perché siamo poveri poveri, nonostante il risparmio del Fior di Loto.
Spiaggia a Juan Dolio
A Juan Dolio oltre alla spiaggia non c’è molto da fare. Però è comodo arrivarci dalla capitale. Anche a Boca de Yuma non c’era molto da fare, e non c’era neanche la spiaggia. Ce ne sarebbe una di sabbia bianca, raggiungile però solo via barca, e una buca tra gli scogli dove la domenica fanno a fare il bagno e fare festa i dominicani, con musica e birra, stile Bahia Blanca. Per il resto tutte rocce e rifiuti. Boca de Yuma però per fortuna è a 30 minuti da Higuey, abbastanza grande, dove si trova un po’ di tutto. Juan Dolio invece è a un’ora e mezza da Santo Domingo. La capitale dev’essere interessante e abbastanza viva, con teatri, cinema, musei, etc. Da tutto il paese ci si può arrivare in poche ore, quindi non è male. Il Venerdì Santo (oggi) per loro è più importante della domenica di Pasqua. E oggi sono tutti in spiaggia. Grande festa e grandi abbeverate. In mare con i loro bicchieri o le bottiglie. A loro piace stare in acqua, con bicchieri e bottiglie, e bere mentre si fanno colpire dalle onde, bambini e adulti.
19 Aprile, 15h15 Santo Domingo.
Pensavamo di stare a Juan Dolio solo un paio di notti e passare l’ultima notte prima del volo a Santo Domingo, invece Mara ci ha consigliato di stare qui e tornare a Santo Domingo in giornata, se proprio ci vogliamo tornare. E in effetti è una buona idea, anche perché l’aeroporto è tra SD e Juan Dolio.
Siamo a un ristorante cinese a La Capital, vicino al Parque Enriquillo, il principale punto di partenza e arrivo dei gua-gua che poi se ne vanno in giro per il paese.
Siamo venuti qui stamattina, scesi a Parque Enriquillo (che come prevedevo dopo essere stati ad Haiti non spaventa più) ci siamo fatti una passeggiatina per la Zona Colonial, poi verso la parte più nuova di Santo Domingo, a vedere il palazzo presidenziale e poi giù al Malecon, il lungomare. Senza saperlo siamo capitati in mezzo ad una festa. Hanno chiuso un tratto di strada, portato sabbia, piscine di plastica, musica e palestra (da farsi venire un collasso sotto quel sole).
Santo Domingo
Siamo stati lì un po’ a goderci la festa, poi siamo tornati al Parque Enriquillo ed eccoci qui, a bere una fanta al ristorante cinese. Avremo camminato 20 chilometri oggi, e Luca ha fatto le vesciche con le infradito.
I have always loved traveling, since I was in my mother's womb. I love to see new places, meet new cultures, eat the food of the world. Recently I discovered that pictures can sometimes show more than I can do in words.
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