Viaggio zaino in spalla in Repubblica Dominicana e Haiti

Viaggio zaino in spalla in Repubblica Dominicana e Haiti

Itinerario di 40 giorni da Santo Domingo a Port au Prince e ritorno

Nel 2014 ho viaggiato con il mio ragazzo nella Repubblica Dominicana e Haiti, zaino in spalla e mezzi pubblici. Come al solito abbiamo lasciato l’Italia senza avere un itinerario preciso in mente, decisi a farci guidare dalle nostre sensazioni lungo la strada.

Siamo arrivati a Santo Domingo dopo un lungo viaggio con una pausa di molte ore a New York, un volo lungo che ci ha fatto risparmiare un po’ di soldi ma ci ha anche stremati.

Santo Domingo è la capitale della repubblica, una bella città con architettura coloniale interessante. Può anche spaventare in alcune aree, in particolare attorno al Parque Enriquillo, dove partono gli autobus che girano per il paese. Luca era un po’ scosso il primo giorno, prima di allora aveva girato solo in Europa, non era abituato al caos e al traffico disordinato e pericoloso.

Santo Domingo

Da Santo Domingo abbiamo deciso di andare a sud-ovest, vicino alla costa. Los Patos era descritta dalla Lonely Planet come la migliore spiaggia del sud. Quindi ci siamo andati, perché volevamo vedere zone diverse del paese. E in effetti si stava bene. C’erano pochissimi turisti stranieri, molti turisti locali, quindi la destinazione ideale per chi cerca questo, mentre nel nord ci sono molti più turisti internazionali ed è forse un po’ meno autentico.

Dopo Los Patos siamo andati a Pedernales, vicino al confine con Haiti. Da lì abbiamo fatto una gita a Bahia de Las Aguilas, un parco naturale con una delle spiagge più belle in cui sono stata, raggiungibile solo in barca. Eravamo vicino ad Haiti, ma ancora non avevamo deciso se passare il confine o no. Tutti quelli con cui parlavamo sconsigliavano di andarci, perché era pericolosa e cara. Probabilmente è stato proprio questo a convincerci ad andare. E la vera avventura iniziò.

baia delle aquile
Baia delle Aquile

Il viaggio avventuroso ad Haiti

Appena dopo il confine abbiamo dovuto passare la notte su una barca per arrivare al primo paese haitiano, perché andare via terra avrebbe richiesto qualche giornata.

La prima tappa ad Haiti fu Jacmel, una cittadina di artisti molto carina sulla costa sud, che portava ancora i segni del disastroso terremoto del 2010.

Qui abbiamo avuto un anticipo di come sarebbe stato viaggiare ad Haiti: sporco, caotico, quasi impossibile prelevare soldi.

ainse-à-pitre
This is how we were going to travel in Haiti

Da Jacmel abbiamo preso un tap-tap per Port au Prince e da lì direttamente a Port Salut. Fu il primo dei molti lunghi viaggi che avremmo dovuto affrontare ad Haiti. Usare i mezzi pubblici non è facile ad Haiti. Ogni volta impiegavamo moltissime ore per fare qualche centinaio di chilometri. E’ probabilmente il lato peggiore del viaggiare zaino in spalla ad Haiti, perché si perde un sacco di tempo e ci si stanca molto.

Port Salut è un luogo di villeggiatura carino, calmo e rilassato. Da qui siamo andati a Les Cayes in giornata, con l’idea di fare un salto anche all’Ile de Vache, ma i ritardi causati dai trasporti e dalla ricerca di un bancomat ce l’hanno impedito.

Dopo Port Salut siamo saliti a Port au Prince, la capitale. Il primo impatto non è stato dei migliori, in quanto appena arrivati un ragazzo ha cercato di rubare dalle nostre tasche e dallo zaino. Il centro di Port au Prince non è male, a parte il caldo e la polvere, ma appena fuori dalle strade e piazza principali è un casino e per niente rassicurante. Comunque abbiamo visto un po’ di arte Vudù, che era il motivo principale per cui volevo venire ad Haiti.

Da Port au Prince un altro luuuungo e pauroso viaggio fino a Cap Haitien. Cap Haitien sarebbe anche carina e pulita, molto diversa dalla capitale, pur essendo una città grande. Ma questo nel centro, appena fuori c’è un canale pieno di rifiuti, un gran brutto vedere.

Coming out of school in Cap Haitien

Da Cap Haitien abbiamo passato la frontiera per tornare in Repubblica Dominicana (quindi praticamente siamo entrati ad Haiti da sud e usciti da nord; c’è un altro passaggio al centro, lungo una strada che collega le due capitali, se non sbaglio).

Un viaggio zaino in spalla molto più facile in Repubblica Dominicana

Che bella sensazione essere di nuovo in Repubblica Dominicana! Ci siamo resi conto di quanto sia stato difficile viaggiare ad Haiti. La Rep Dom è molto più economica, è molto più facile girare, cibo e caffè sono disponibili praticamente ovunque, si può prelevare denaro da qualsiasi bancomat, gli hotel sono puliti. Ora, qualche anno più tardi, sono felice di quella esperienza ad Haiti, ma non so se riuscirei a rifarla, è stato veramente stancante. Probabilmente è più semplice se hai soldi e puoi noleggiare un’auto o un autista. Cap Haitien comunque è stato il posto più carino.

Arrivati in Repubblica Dominicana abbiamo passato alcuni giorni a Monte Cristi, per riprenderci e rifocillarci. Da qui siamo poi andati a Santiago e Constanza, sulle montagne.

Dopodiché solo spiagge. Ed ogni posto è stato piacevole e accogliente.

La prima spiaggia è stata a Cabarete, un posto per amanti del surf. Era il primo posto dove incontravamo tanti turisti stranieri; tutta la costa nord ha molti turisti stranieri, in particolare dagli Stati Uniti (e anche molti italiani e francesi che si sono trasferiti lì dopo la pensione). A Cabarete ho mangiato la miglior colazione della mia vita.

rio san juan
Beach in Rio San Juan

Siamo andati ad ovest fino a Rio San Juan, dove non c’è molto da fare o da vedere, ma che ho amato, forse proprio per la sua atmosfera rilassata. Dopodiché siamo passati alla penisola di Samanà, con Las Terrenas e Las Galeras. Carino, molto turistico.

Da qui abbiamo attraversato il paese e siamo passati alla costa sud. Avevamo valutato l’opzione di stare un paio di giorni in uno dei resort full inclusive della costa est, pagare 80 dollari al giorno per prendere il sole e abbuffarci (si mangia molto pollo in Repubblica Dominicana, a un certo punto hai proprio voglia di qualcosa di diverso), ma non ci era rimasto molto tempo e così siamo andati direttamente a sud.

Boca de Yuma è carina ma Luca non si sentiva molto bene (anzi, proprio male, mi ha spaventata), quindi non ce la siamo goduta tanto. Da lì a Juan Dolio, ultima tappa. Siamo stati in questo paesino lungo il mare fino al volo di ritorno e abbiamo fatto una gita di una giornata a Santo Domingo, dove si celebrava la Pasqua. Quanto siamo arrivati in Repubblica Dominicana non ci siamo fermati a lungo a Santo Domingo perché pensavamo di tornarci prima della partenza. Invece quando siamo stati a Juan Dolio ci hanno consigliato di rimanere lì a dormire e di fare solo una gita a Santo Domingo. E non è stata una brutta idea.

Ripeterei questo viaggio tra Repubblicana Dominicana e Haiti? Sì, e probabilmente rifarei un itinerario simile. So che Haiti è stato un incubo, ma vorrei vedere se è cambiata la situazione. Gli Haitiani non meritano di vivere così.

Ultimi giorni in Repubblica Dominicana

Ultimi giorni in Repubblica Dominicana

20 Aprile 2014

9.43

Ultimo giorno in Repubblica Dominicana ed il cielo è nerissimo. Siamo in spiaggia, volevamo fare una passeggiata ma abbiamo valutato che è meglio fermarsi qui, pronti a correre in albergo in caso di bisogno.

La bellissima micia con strabismo di Venere del Fior di Loto

La bellissima micia con strabismo di Venere del Fior di Loto

Abbiamo trovato il modo di risparmiare per l’aeroporto, che non c’è scritto neanche nella Lonely Planet! Prendiamo il (o la, non si capisce) gua-gua direzione Santo Domingo, fino a dove c’è la diramazione; lì ci sono i moto-concho diretti all’aeroporto. Un po’ prima ci sarebbero i taxi, ma noi vogliamo risparmiare anche quei due euro e la moto va bene. Alla fine in questo modo risparmiamo quasi 1.000 RDS, 20 euro. O forse di più.

La Mara Sandri del Fior di Loto ha fondato una Onlus che gestisce una scuola a Pushkar, Rajastan, dove c’è il lago sacro e la fiera dei cammelli; si tratta di una scuola per bambine povere e/o maltrattate.

Niente, ha iniziato a piovere e non si vede uno spiraglio di sole.

Baretto sulla spiaggia in Juan Dolio

Baretto sulla spiaggia in Juan Dolio

19h03 Ultima birretta. Alla fine nel pomeriggio si è schiarito e la gente si è precipitata a festeggiare la Pasqua in spiaggia. Tra mezz’ora aprono il ristorante da Oreste. Ce l’ha consigliato S. Solo che noi non possiamo spendere più di 1.000 RDS perché non vogliamo prelevare e/o cambiare soldi prima di domani.

Donne e bambini si sono fatti le treccine in occasione della Pasqua. Il Presidente ha proibito l’uso dei motorini in questi 3 giorni di festa, visto che ogni anno si ammazzano in centinaia perché guidano ubriachi.

L’ultima birra dominicana è un po’ calda purtroppo. Stanno pulendo, dopo i festeggiamenti di oggi. La birra in questo baretto costa 25 RDS in più del Liquer Store attaccato, ma qui c’è la merengue :).

C’è il gruppetto di italiani qui vicino. La mattina si trovano a bere il caffè da S, la sera qui, evidentemente. Due ragazze che prima bevevano e ridevano con due dominicani, ora che questi se ne sono andati si sono spostate al tavolo di due bianchi, di pelle e di capelli. Pensavo che qui è dura per un uomo, per poter parlare con una donna le deve pagare da bere. Da noi solo se vuole essere eccessivamente cavaliere. Seba ci spiegava che gli uomini con 500 euro di pensione vivono alla grande qui: spendono 100 euro in affitto, 100 per mangiare e 300 in donne. Forte Seba.

beach in juan dolio

21 Aprile 10h57 SDQ-LAS AMERICAS

Fatto il check-in. Alla fine il passaggio in aeroporto ci è costato 300 RDS, al posto dei 900 dell’andata o dei 1.500 del taxi che sarebbe costato da Juan Dolio. Ieri sera buonissimi gli spaghetti con pesce ed aragosta da Oreste. E stamattina ultima colazione da S. Che tipo. Mi piacerebbe ascoltare tutte le sue storie e scriverci un libro. Ne ha da raccontare! Ci ha raccontato di come a 20 anni si è messo a vendere mozzarelle. Prendeva due milioni al mese, più altrettanti che si faceva vendendo alle università (grazie ad un appalto truccato), dove si metteva d’accordo col cuoco, di 10 kg fatturati ne consegnava 5, e i restanti 5 se li dividevano lui e il cuoco e li rivendevano. La patente l’ha pagata perché non aveva tempo di studiare e/o di andare a scuola. Il titolare dell’agenzia l’ha fatto sedere e gli ha messo il quiz davanti, lui l’ha guardato e voleva (non mi ricordo l’espressione colorita che ha usato lui) riempirlo di botte, perché già l’aveva “unto”. L’altro gli fa “stai tranquillo”, passa il quiz al suo vicino, che glielo restituisce con due domande mancanti. “Che fai?”. Tranquillo, gli risponde l’altro. Lui ci pensa un po’, cerca di rispondere alle domande, ma non sa proprio niente. Comunque mette le crocette e alla fine è stato promosso con due errori. Al momento è senza soldi, ma coi vari lavori che ha fatto si è comprato due case a Bari, dove pensa di passare la vecchiaia. La panaderia la tiene aperta per hobby, perché non avrebbe molto altro da fare. Dice che vuole attirare una clientela di dominicani, perché loro hanno i soldi e amano spenderli.

I <3 Fior di Loto

I <3 Fior di Loto

Ieri sera invece abbiamo parlato un po’ con Mara. Ci ha raccontato di sua mamma che ieri è tornata a casa, in Italia, dall’aeroporto di La Romana. Nell’84 Mara voleva andare in India a fare la volontaria in un lebbrosario. Invece sua mamma, che viveva qui ed era sposata con un domenicano (lo è stata per 8 anni), le ha chiesto di venire qui ad aiutarla per un progetto che aveva in mente. E così Mara si è infilata in una vita che non voleva. Sua mamma dopo un po’ si è stancata, è tornata in Italia e lei è rimasta qui. Ma 30 anni fa Juan Dolio era un villaggio di pescatori, senza hotel, e si stava bene. Lei voleva aprire qui una scuola per bambini e un centro yoga, ma le cose non sono andate come sperava. E così eccola qui col suo alberghetto super-accogliente, dove si incontrano i tipi più interessanti, ma durante i mesi estivi (cioè appena dopo Pasqua) se ne torna in India dalle sue bambine. Grande Mara. Ma perché i migliori Italiani li devo sempre conoscere all’estero?

Foto da Santo Domingo

Per le vie di Santo Domingo

Per le vie di Santo Domingo

Santo Domingo 2 082

Santo Domingo

Santo Domingo

Santo Domingo 2 088

Ambasciata Francese a Santo Domingo

Parco favorito dai dominicani a Santo Domingo

Parco favorito dai dominicani a Santo Domingo

Santo Domingo 2 090

Bar stupendo a Santo Domingo

Bar stupendo a Santo Domingo

Santo Domingo 2 098

Santo Domingo 2 102

Santo Domingo 2 116

Festa al Malecon di Santo Domingo

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Pesca sul lungomare di Santo Domingo

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Santo Domingo 2 121

Di ritorno dalla festa al Malecon

Santo Domingo 2 126

Il viale del Malecon

Cimitero Santo Domingo

Cimitero Santo Domingo

Alla chinatown di Santo Domingo

Alla chinatown di Santo Domingo

Cambio ciabatte perch? non ce la fa pi? causa vesciche

Cambio ciabatte perché non ce la fa più causa vesciche

Gita a Santo Domingo

Gita a Santo Domingo

18 Aprile 2014, 17h44

A Juan Dolio la spiaggia l’hanno portata, perché qui sarebbero tutti scogli. E qui vengono a fare il bagno da San Pedro e Santo Domingo, La Capital. E’ bello perché c’è un vento fresco, ma allo stesso tempo rompe perché alza la sabbia.

20h24

Siamo a mangiare la pizza. Gestori italiani anche qui. Veramente Juan Dolio ne è piena! Una pizza in due perché siamo poveri poveri, nonostante il risparmio del Fior di Loto.

Spiaggia a Juan Dolio

Spiaggia a Juan Dolio

A Juan Dolio oltre alla spiaggia non c’è molto da fare. Però è comodo arrivarci dalla capitale. Anche a Boca de Yuma non c’era molto da fare, e non c’era neanche la spiaggia. Ce ne sarebbe una di sabbia bianca, raggiungile però solo via barca, e una buca tra gli scogli dove la domenica fanno a fare il bagno e fare festa i dominicani, con musica e birra, stile Bahia Blanca. Per il resto tutte rocce e rifiuti. Boca de Yuma però per fortuna è a 30 minuti da Higuey, abbastanza grande, dove si trova un po’ di tutto. Juan Dolio invece è a un’ora e mezza da Santo Domingo. La capitale dev’essere interessante e abbastanza viva, con teatri, cinema, musei, etc. Da tutto il paese ci si può arrivare in poche ore, quindi non è male. Il Venerdì Santo (oggi) per loro è più importante della domenica di Pasqua. E oggi sono tutti in spiaggia. Grande festa e grandi abbeverate. In mare con i loro bicchieri o le bottiglie. A loro piace stare in acqua, con bicchieri e bottiglie, e bere mentre si fanno colpire dalle onde, bambini e adulti.

19 Aprile, 15h15 Santo Domingo.

Pensavamo di stare a Juan Dolio solo un paio di notti e passare l’ultima notte prima del volo a Santo Domingo, invece Mara ci ha consigliato di stare qui e tornare a Santo Domingo in giornata, se proprio ci vogliamo tornare. E in effetti è una buona idea, anche perché l’aeroporto è tra SD e Juan Dolio.

Siamo a un ristorante cinese a La Capital, vicino al Parque Enriquillo, il principale punto di partenza e arrivo dei gua-gua che poi se ne vanno in giro per il paese.

Siamo venuti qui stamattina, scesi a Parque Enriquillo (che come prevedevo dopo essere stati ad Haiti non spaventa più) ci siamo fatti una passeggiatina per la Zona Colonial, poi verso la parte più nuova di Santo Domingo, a vedere il palazzo presidenziale e poi giù al Malecon, il lungomare. Senza saperlo siamo capitati in mezzo ad una festa. Hanno chiuso un tratto di strada, portato sabbia, piscine di plastica, musica e palestra (da farsi venire un collasso sotto quel sole).

Siamo stati lì un po’ a goderci la festa, poi siamo tornati al Parque Enriquillo ed eccoci qui, a bere una fanta al ristorante cinese. Avremo camminato 20 chilometri oggi, e Luca ha fatto le vesciche con le infradito.

Un po’ di italianità a Juan Dolio

Un po’ di italianità a Juan Dolio

17 aprile 2014

11h51 Juan Dolio

Ci avevano lasciati a Villas del Mar col gua-gua, 3 km più indietro, la parte più elegante di Juan Dolio, riservata ai turisti. Abbiamo dovuto spendere altri 100 RDS perché un motoconcho ci portasse fino a qui.

L’hotel Fior di Loto è proprietà di un’italiana, certa Mara, vestito indiano e bindi (il punto rosso) sulla fronte. Indiano anche l’ingresso e un po’ tutto l’arredamento. La camera è molto piccola e bruttina, ma ci costa 630 RDS (12 euro), metà di quel che paghiamo di solito. E c’è internet. Ci aveva proposto una stanza più bella e più costosa, ma a noi va bene così. Casomai li mangiamo i soldi risparmiati.

Unica toppa del Fior di Loto: troppe zanzare.

Gogol Maps mette il Fior di Loto in una spiaggia distante da qui, tanto che i clienti a volte arrivano tutti trafelati e arrabbiati. La Mara qui ha provato a lamentarsi con Gogol, ma non ne vogliono sapere.

In questo momento siamo in una “panaderia”, un panificio-gastronomia-caffetteria, proprietà di un italiano, che aspettiamo un panino con pane fatto qui e una piadina. Famissima!

Sebastiano ed la sottoscritta alla Panaderia  Italiana Juan Dolio

La sottoscritta alla Panaderia Italiana Juan Dolio

La Panaderia Italiana Juan Dolio è di un certo S, barese trapiantato in Centro America da… 15 anni? Non si ricorda neanche più da quanti anni. E’ stato in Brasile, Panama, Costa Rica, qualche mese a Miami, Bahamas. E’ un personaggio. Lui viaggia, ma sul mangiare è rimasto un po’ delicato. Mangia solo italiano o Mc Donald’s. Perché il Mc ? controllato (davvero?) e la carne arriva dagli USA in tutto il mondo (sul serio?), non ti devi mangiare le mucche di qui che si cibano di plastica e rifiuti vari. Anche nel bel mezzo della foresta portoricana trovi cibo italiano, basta pagare. Tornerebbe a vivere a Panama. Perché si vive bene, nessuno muore di fame, e la sera puoi andare al casinò e con 20 dollari di entrata puoi bere tutto quello che vuoi e stare in compagnia. E poi lì le donne escono con te solo se gli piaci, non perché hai i soldi come fanno in Brasile. Qui poi, è peggio ancora. A volte le minorenni ti portano in albergo e se non le paghi ti denunciano alla polizia. Lui ha conosciuto una delle due uniche donne dominicane oneste e sincere (l’altra sta insieme a un italiano che pure vive a Juan Dolio ed è diventato amico suo). Non pensate che sia un santo comunque, ha fatto anche lui il suo periodo con le ragazzine. Poi si è stancato e ha provato una morosa e non è andata bene, un’altra nisba, e alla fine questa brava, che si tengono da ben due anni. A 40 anni (ora ne ha 45 circa) lui ha detto basta con le diciottenni. E invece c’è chi c’ha la malattia e a 70-80 ancora va con le ragazzine. La sua ragazza ne ha forse 21, di anni.

Pasqua in spiaggia a Juan Dolio

Pasqua in spiaggia a Juan Dolio

Comunque è forte, ci ha raccontato un sacco di storie, il suo cibo è vero italiano e tra i migliori mai trovati in giro. Un personaggio.

Moribondi a Boca De Juma

Moribondi a Boca De Juma

14 Aprile 2014

12h45 con la mia nuova Bic Boligrafo Stic Velocity no sabe falgar, comprata qualche ora fa a La Serena, un grande supermercato a Higuey, dove abbiamo anche prelevato. Ho comprato anche un libro di Mario Vargos Llosa, un romanzo sull’ex dittatore dominicano Trujillo. Dopo aver prelevato siamo stati a fare una passeggiata per Higuey; colazione in una buona pasticceria “francese” e visita alla cattedrale e il suo bel parco; penso siano le due uniche attrazioni della città.

13h10 Ho mandato Luca a prendere delle empanadas, ancora 20 minuti fa. E dov’è finito? Avrà mica trovato qualche bella mulatta che l’ha invitato sul suo motorino come ieri sera?

Ah eccolo <3.

13h52 Inizio a leggere La Fiesta del Chivo.

15 Aprile 8 di sera

Che spavento mi ha fatto prendere Luca! Stamattina era tornato in camera che io ancora stavo in piscina, perché era stanco, mi aveva detto. Quando sono salita l’ho trovato sul letto che tremava dal freddo. Ho provato a scaldarlo un po’, ma niente. Ho letto sulla Lonely Planet che gli scossoni per il freddo sono sintomi del colpo di calore, della dengue e della malaria. Non so cosa sarebbe peggio. Il colpo di calore può portare al collasso e anche alla morte. Ecco, forse questo sarebbe peggio.

Ora sta meglio. Siamo anche scesi per cena. Pasta con il tonno ho ordinato. Dice che ha fame. Molto meglio rispetto a prima, che non se la sentiva neanche di alzarsi. Ha un po’ di freddo però. Siamo all’hotel nostro. Fanno anche da mangiare e c’è una coppia venuta da fuori apposta per mangiare la pasta, ad un tavolino vicino alla piscina. Lei mi fa un po’ senso. I tacchi 12 mi piacciono anche, ma ha le unghie lunghe forse 3 o 4 centimetri, che si piegano a mo’ di artigli. Prende i fazzoletti come se stesse usando delle pinze. Farei volentieri a meno di guardarla, ma mi sta proprio davanti. Buona la pasta col tonno; un po’ troppo agliosa forse.

El Viejo Pirata è proprietà di un triestino ex palombaro che per ricordarsi sempre del mare ha costruito quest’albergo che ricorda un po’ una nave; ora non ce la fa più a camminare, ha vari problemi di salute, e l’ha affittato ad un marchigiano divenuto milanese e ora quasi dominicano. Sto milanese aveva un centinaio di negozi di elettronica a Milano ed hinterland. Un po’ alla volta sta cercando di venderli tutti perché gli portano solo rogne. Qui è proprietario di un resort a Juan Dolio, gestito da uno dei due figli (la femmina è rimasta in Italia) e che gli dà molta soddisfazione (e relativa pecunia); ha peso in mano questo posto per far passare il tempo, dopo che un cliente gli ha parlato di Flavio e della sua volontà di abdicare, e andrà a vedere la villetta di Lise della Bahia Blanca. Quello sarebbe stato il mio posto ideale, ma non ce la faccio a stare così lontana dall’Italia e così impegnata/legata. C’è un mondo da vedere, non posso stare ferma troppo, neanche se si tratta del paradiso.

Comunque oltre ai due italiani ci sono anche la moglie di Flavio (la dominicana più magra mai vista finora) e alcuni ragazzini, che non si capisce se sono di uno, dell’altro o un po’ e un po’.

16 Aprile 9.40 Luca ancora non sta bene. Non sappiamo se restare o andare. Perché comunque non è che basti che salga su una macchina e che scenda a destinazione: deve camminare e portare due zaini sulle spalle. Per me possiamo restare qui. Sembra manchino 50 euro e 1000 RDS dai nostri zaini. Non posso credere però che ce li abbiano rubati. Magari li abbiamo spesi e non ce lo ricordiamo.

Pomeriggio a Boca de Yuma, paese alla fine del mondo

Pomeriggio a Boca de Yuma, paese alla fine del mondo

10h30 Ho paura che abbia la malaria. I sintomi ci sono: trema, ha la febbre, mal di testa e diarrea. Se entro il pomeriggio non sta meglio lo porto in ospedale a fare l’esame. E’ che ha ricominciato a tremare. Sembrava stesse meglio, e invece?

2pm Ora dorme, per fortuna. Siamo stati all’ospedale a Rafael de Yuma, a 15 minuti da Boca de Yuma. Sandro è stato così gentile da accompagnarci con la sua macchina. Gli hanno fatto una puntura, non ho capito per cosa, e gli hanno prescritto un antibiotico e una pastiglia per febbre e mal di testa; una soluzione idratante e un’altra busta da diluire in acqua gliel’hanno data gratis in ospedale. Le pastiglie abbiamo dovuto pagarle (750 RDS, quasi 15 euro) perché la farmacia dell’ospedale era chiusa, altrimenti forse pagavamo poco o niente anche quelle. Se domattina ha ancora la febbre dovremo andare a Higuey a fare l’esame del sangue, per vedere se è malaria, ameba, dengue o altro.

Qui uno si rompe un osso, gli fanno i raggi e gli mettono il gesso a costo zero, anche se è straniero. Poi magari non hanno le lastre per stampare i risultati dei raggi, ma intanto glieli fanno. Con la scusa della Pasqua domani non ci sono gli esperti del sangue a Rafael de Yuma, sennò andavamo lì. Le scuole pubbliche oltre ad essere gratis offrono anche un pasto. Siccome ci sono tanti bambini fanno tre turni di lezione: c’è chi va a scuola la mattina, chi il pomeriggio e chi il tardo pomeriggio.

Incontri mentre vado a prendere l'acqua per il moribondo

Incontri mentre vado a prendere l’acqua per il moribondo

Devo andare a prendere altra acqua e costringerlo a bere. Devo anche ricordarmi di dargli una pastiglia ogni sei ore e un’altra, l’antibiotico, per 5 giorni. Gli hanno fatto la puntura, si è abbassato i pantaloni lì nella stanza dove l’hanno esaminato, che è anche la stanza dove si mettono gli altri pazienti in attesa, e si è fatto mettere la siringa nelle chiappe senza proferire parola, lui che le odia così tanto! Ma in quel momento non si rendeva conto di niente, tanto era cotto. Se stesse meglio potremmo ripartire; magari non è malaria ma semplicemente qualcosa che ha mangiato. Boh? Chissà se lo scopriremo mai.

Quando ho detto alla dottoressa che poteva essere malaria perché siamo stati ad Haiti (in Repubblica Dominicana invece non c’è), mi ha chiesto per quanto tempo ci siamo stati e perché. 10 giorni, in vacanza. Ma è bella Haiti per andarci in vacanza? Mmm? non proprio. E tra lei e l’infermiera si son dette “Ma allora perché ci vanno in vacanza?”. Già, perché? Per vedere, conoscere, scoprire.

Mentre eravamo a San Rafael, quando siamo andati in farmacia, dall’altra parte della strada c’era uno dei due aiutanti del Viejo Pirata che mandava dei soldi di Haiti (come la maggior parte degli impiegati nel settore alberghiero qui in Repubblica, è un immigrato haitiano). L’hanno pagato ieri e come prima cosa è venuto a spedire soldi alla famiglia. Chissà se ci sono anche i nostri 50 euro in mezzo. Beh dai, se anche fosse così, vorrebbe dire che nel nostro piccolo e senza volerlo abbiamo dato una mano a chi sta peggio.