25 Settembre 2010

Una settimana fa passavo il confine. Divertente pensare che in 5 minuti a piedi siamo tornati indietro di due ore e 15 minuti (il Nepal ha sto orario strano, non so perché. Quando in Italia sono le 19.00 qui sono le 22.45). Sembrava di viaggiare nel tempo, oltre che nello spazio. Tra l’altro un controllo di passaporto alquanto inusuale a Kadari. Se uno non si preoccupa di recarsi allo sportello, si potrebbe entrare in Nepal senza timbro (e non so cosa succederebbe al momento di uscire visto che comunque c’è bisogno del visto per stare qui).

BACKPACKING IN NEPAL

Primo giorno in Nepal e già iniziava l’avventura. Anzi, parlerò al plurale, visto che ero con Lee e Hilde (con i quali ho girato il Tibet). Sapevamo che c’era un autobus che da Kadari porta a Kathmandu (con cambio di bus a Barabise). Eravamo ben contenti di aspettare l’autobus per un paio di ore, così da pagare sui 2.5 euro per l’intero viaggio anziché i 5 euro richiesti per un passaggio in 4×4 (cosa non si fa per risparmiare 2 euro quando si viaggia al risparmio!).

Dopo un’oretta di attesa abbiamo scoperto che non ci sarebbe stato nessun autobus perché una recente frana (che ho scoperto essere piuttosto frequente in Nepal) aveva interrotto la strada e reso impossibile l’arrivo dell’autobus. Così nostro malgrado abbiamo dovuto ricorrere alla jeep. Di cui data la mancanza di bus hanno aumentato la tariffa a 8 euro a persona. Vabbé. Per una volta, se non ci sono alternative, si può fare. Poco dopo Barabise, a un’ora e mezza dalla partenza, con altre 4 ore di fronte, un’altra frana ha bloccato la via. Per un po’ abbiamo aspettato, ne abbiamo approfittato per mangiare il nostro primo curry nepalese, e poi il driver ci ha informati che causa un masso troppo grosso che la gru non riusciva a spostare, avremmo dovuto prendere i nostri zaini, camminare oltre la frana e prendere un bus dall’altra parte verso Kathmandu.

Ok. Un po’ eccitante camminare sotto la frana fresca fresca, con i sassi ancora in movimento, ma tutto ok.

travel photography

La frana che ci ha costretti a cambiare mezzo di trasporto in Nepal

La parte divertente viene quando l’autobus per Kathmandu si presenta, pieno di gente (come c’era da immaginarsi, visto che c’era una fila di qualche chilometro di bus e jeep nella nostra stessa condizione), e così ci consigliano di salire sul tetto del bus. Non eravamo soli. Anzi, c’era un bordello di gente lì sopra.

All’inizio panico. Pensavo che sarebbe stata la nostra morte, che un balzo su una delle mille buche che tormentano le strade nepalesi o una curva troppo secca accentuata dal guidare pazzo di sta gente, ci avrebbe scaraventati giù dall’autobus.

E invece è stata un’esperienza meravigliosa. Vista a 360° dei monti verdissimi e delle risaie, scambio di saluti con la gente in strada che bada ai propri affari (quasi tutti hanno un negozietto o comunque vendono qualcosa lungo la strada), chiacchiere con i nuovi amici nepalesi. Di cui ho capito che non so dare l’età. Un ragazzino che pensavo avesse 16 anni in realtà ne aveva 26. Con moglie e bimbo da qualche parte. Ho anche imparato i numeri dall’uno al dieci (ma ricordo solo ek, dui, tin) e preso un sacco di acqua (la stagione delle piogge non è ancora finita qui). Comunque una volta che la pioggia cessava nel giro di cinque minuti eravamo asciutti.

Dopo 4 ore così, con il culo a righe bianche e blu (le assi di ferro che servono per portare i bagagli non sono state proprio gentili con i nostri posteriori) siamo finalmente arrivati a Kathmandu che era notte (6.30 pm ma buio pesto e stanca che mi sembrava fossero le due, anche per via del fuso orario).

Trovata guest house da 2.5 euro a notte e a letto. Prima però Facebook. Finalmente dopo quasi un mese in Cina dove Facebook è oscurato, son riuscita a “riconnettermi con il mondo”. E chiamata skype con i miei (n.d.r. era il 2010, ancora non c’era whatsapp).

Secondo giorno a Kathmandu. Mattina passata ad assaporare il gusto di avere internet in camera, cercando di caricare le foto di un mese in internet, con la connessione così lenta che ha dimostrato che la mia capacità pazientizia è molto migliorata. Pomeriggio in giro per il Thamel.

Kathmandu
Kathmandu

Next stop: Kathmandu.