23 Ottobre 2010

Stamattina sono stata alla Missione di Madre Teresa di Calcutta. Dove viveva e pregava e lavorava ed è morta. Ci sono stata perché 3 delle 4 persone che dividono la camera con me stanno lavorando come volontarie lì. Così stamattina ci sono andata anch’io. Sveglia alle 5.20, perché alle 6 c’era messa. Non obbligatoria, però le mie compagne ci andavano e mi ha fatto comodo andarci insieme. Beh, meglio se non ci andavo sinceramente. La predica era sulla sofferenza, che sembra necessaria per purificarsi dai peccati. Il prete diceva che gli chiedono perché i bambini devono soffrire allora, per i peccati dei genitori? Per peccati commessi in vite precedenti? Non ho capito che risposta abbia dato. Mi sa che non ce l’ha neanche lui una risposta. Una gran caccata cmq. Da sta idea vengono le flagellazioni che si autoimponevano i monaci tempo fa. Che senso ha? Soffrire per salvarsi? Perché c’è l’inferno che ci aspetta di là? E perché uno deve comportarsi bene solo per paura di finire arrostito? Uno lo dovrebbe fare perché è convinto che sia giusto così, non per paura delle conseguenze. Ma va’…

Comunque ho appena mangiato una crépe alla banana e cioccolata. Direi che mi sto trattando non male…

Beh, io ci sono andata solo per vedere come funziona sta missione. Mi hanno mandata in un centro che accoglie persone con disabilità, mentali e fisiche. La prima ora mi hanno fatto lavare degli stracci (avranno indagato per scoprire qual è il mio passatempo preferito??), ma non era troppo difficile, dovevo solo risciacquare. Poi mi hanno mandato a lavare il pavimento nella stanza dove dormono. Buttano acqua per terra, con la candeggina, e si lava con la scopa. Poi altre secchiate d’acqua per risciacquare, di nuovo con la scopa. Finalmente ho usato sta scopa asiatica che mi ha sempre incuriosito. Pausa chai e biscotti alle 10am, poi siamo andati nella stanza dove mangiano. Ho aiutato una vecchietta a mangiare il suo riso con il curry e una mela cotta. Mi ricordava le mele cotte che mi cucinava mia nonna. Che cara. Non parlava, così le ho raccontato io un po’ di storie. Quando però ho provato a cantarle qualche canzone ha reagito in modo strano, mi sa che non le piaceva particolarmente, così ho smesso, per paura che si buttasse per terra urlando e dimenandosi per mostrarmi il suo disappunto.

Ora son qui, vicino all’hotel. Più voglia di far niente. Relax meritato. Zanzare all’attacco. Non so se ci tornerò anche domani. Boh, vediamo come mi sento. Buon sabato sera.