Storie di altri viaggiatori incontrati a Darjeeling

20 Ottobre 2010

Mentre camminavo verso qua pensavo di iniziare sto blog con la frase “Sono seduta sul terrazzo del mio hotel, bevendo caffè e ammirando le colline che si espandono di fronte a me”. Invece son seduta nella living room con altri ospiti, dalla finestra non si vede assolutamente niente perché è salita la solita nebbia densissima, e mi hanno portato del tè anziché caffè.

Vabbé. Ieri ho avuto una mattinata stressantissima. Tutto per la ricerca di un biglietto per Calcutta. Ho cominciato alle 8 di mattina alla stazione del treno (ce n’è uno solo che parte da qui, il Toy Train, in servizio dal 1881, la vera stazione è a 3 ore di macchina in fondo alla valle, o a 7 ore di Toy Train), dove mi avevano detto che non c’era posto fino al 21 di ottobre. Io volevo un biglietto per ieri o max oggi, così ho pensato che magari in internet potevo trovare posto, perché a quanto pare ogni stazione ha un tot di biglietti assegnati, ma il website non funzionava, così dopo un’ora di tentativi sono andata in stazione e ho comprato il biglietto per il 21. Poi ci son tornata di nuovo perché mi ero dimenticata di comprare un biglietto per Kurseong, così provo sto toy train famoso, e da Kurseong posso prendere una jeep per la stazione di NJP. Nel frattempo ero passata anche alle poste perché il pacco che avevo fatto incartare il giorno precedente per qualche strano motivo non poteva partire lo stesso giorno e il tipo dell’incartamento mi aveva chiesto di tornare tra le 9 e le 9.30 della mattina seguente. E’ arrivato alle 10.30 “Sorry I’m late”. Sì ok, grasie. L’ufficio era aperto alle 9, ma non c’era nessuno. La prima impiegata è arrivata alle 9.15. Il resto della gente tra le 9.30 e le 10. E poi ci lamentiamo dell’Italia…

Darjeeling

Insomma, come mi faceva notare una ragazza australiana ieri sera (da un nome stranissimo che non ho capito), è interessante come le giornate dei viaggiatori siano impegnative quando ci dobbiamo occupare di cose stupide quali comprare un biglietto del treno, andare in posta, ottenere un visto.

Due sere fa mentre stavo cercando di leggere, un sessantenne indiano ha attaccato bottone e non mi mollava più. Aveva anche storie interessanti da raccontare, ma era ubriaco e dopo un paio d’ore ha cominciato a ripetere gli stessi aneddoti e fare le stesse domande. Un ex soldato gurkha, ora in pensione; dice che i gurkha son famosi per i loro rispetto per il superiore, obbedienza, onestà e per essere dei gran combattenti. Ogni tribù ha il suo esercito. Lui è hindu e la moglie era cattolica. Morta 11 anni fa. Non le ha mai perdonato l’attaccamento alla famiglia d’origine, che l’ha rovinata. Si è suicidata per il disonore portato dai fratelli che non sono riusciti a ripagare dei debiti. Ha due figlie che non vede da 5 anni perché se ne sono andate con due uomini. Nella sua cultura il fidanzato deve presentarsi dal padre e chiedere il permesso di frequentare la figlia. Sicuramente c’è molto di più sotto che non mi ha detto, ma mi ha fatto tristezza pover’uomo. Capisco perché si porti sempre dietro una bottiglia di whisky e una di gin (che ha offerto anche a me).

La ragazza australiana, che è in India già da un mese circa, mi raccontava delle ossessioni sessuali degli uomini indiani. Trovano sempre il modo di sfiorarti tette e culo, anche in una stanza vuota. A lei è capitato in treno che il ragazzo che passava a vendere chai tea le facesse dei gesti osceni, e una notte si è svegliata e ha beccato il tipo nella cuccetta di fianco che la guardava mentre si masturbava. Mi ha fatto ridere mentre me lo raccontava, ma dev’essere proprio disgustoso! Mi aveva avvertito Marco che gli uomini qui son dei pervertiti, ma pensavo esagerasse, come sempre quando parla dell’India, che gli è andata per traverso; non pensavo lo fossero fino a questo punto. Mi immaginavo qualcosa tipo arabi del Nord Africa. Tipo sguardi insistenti e sfregamenti, ok. Non così espliciti. La ragazza australiana ha parlato con un’indiana riguardo questo, e lei le ha detto che si comportano così anche con loro. Non fanno così solo con le straniere perché le considerano tutte zoccole, o molto facili. La differenza è che le indiane possono metterli in imbarazzo gridando loro qualcosa in hindi, mentre se un’occidentale grida qualcosa in inglese, non tutti capiscono. Beh, vedremo cosa succederà a me quando scendo dai monti.

Oggi non faccio assolutamente niente ho deciso. Ho scambiato The forgotten garden con un libro di Irvine Welsh, Filth. Ero curiosa, non ho mai letto niente di questo scrittore. Ma non mi piace. Intanto è scritto nel gergo di Edinburgo (in inglese) che mi risulta un po’ difficile da capire. E poi ste scene crude mi fanno venire il mal di pancia. Lo cambio appena trovo qualcosa di meglio. Mi è dispiaciuto lasciare The forgotten garden. Assurdo come mi attacco alle cose.

C’è un ragazzo belga in albergo che ha comprato una moto a 300 euro a Delhi. Ci sta girando l’India. Poi volerà in Cina, dove comprerà un’altra moto da guidare fino all’Europa. Dice che uno straniero non può portare una moto fuori dall’India, perciò deve andare in Cina. Lo devo dire a Lee, che pensava di tornare in Inghilterra in moto da qua (e io pensavo di saltare sul sedile posteriore.. o magari seguirlo sulla mia moto?). Dev’essere un’esperienza incredibile, quella di guidare attraverso tutti sti Paesi.

C’era anche Michelle, sudafricana, ieri sera. Ero affascinata dal suo modo di parlare. Da come articolava le parole. Come con Jay, il modello olandese, il mio sguardo era catturato dal movimento delle sue labbra. Mi ha dato il nome di una scuola di yoga che dopo un corso di un mese ti danno un certificato con il quale puoi insegnare yoga in tutto il mondo. A “soli” 2000 USD. Solo? Io pensavo di spendere un decimo! Vabbè, niente scuola di yoga mi sa.

Sto acquirendo un po’ di usi e costumi locali. Questo è il quarto giorno che metto la stessa maglietta. Siccome non mi posso lavare i vestiti, preferisco non sporcare (= non cambiare). Non mi sembra di puzzare comunque. O forse mi ci sono abituata. Fra un po’ comincerò a soffiarmi il naso sulla sciarpa! La scorsa notte comunque ho sognato che ero a casa per due giorni e all’improvviso ho realizzato che potevo usare la lavatrice! Che bella sensazione…

Stamattina ho portato tutti al ristorantino a mangiare patate e pane fritto.